sabato 22 dicembre 2012

Sentirsi vecchie in 3 secondi

Pizzeria; al bagno ci siamo io e un gruppetto di ragazzine quindicenni che stanno per uscire a ballare dopo la cena di un compleanno. In tre sono davanti allo specchio che si appesantiscono il trucco scoccodando, una è dentro al gabinetto da non si sa quanto.

"Luuuna! Ti muovi, c'è una signora in fila!"
"No guarda ti prego non mi dire signora!"
"Ah, mi scusi..."

mercoledì 28 novembre 2012

Il rutto del dogma

I primi segni coscienti dell'abuso dell'assolutamente li registro già al liceo, in qualche annata compresa fra il 2002 e il 2004. La pulce nell'orecchio me la impiantò il mio professore di italiano e latino, che si lamentava alle risposte del mio compagno di banco interrogato, che spesso alle domande ribatteva con "Assolutamente!". Il docente, uomo cinico, ironico, alto e provato dalla vita e dagli adolescenti lo redarguiva con "Ma assolutamente che? Che vuol dire? Sì? No? Assolutamente non vuol dire niente!"

Poi sono passati un po' di anni senza televisore in casa e la questione la sentivo sopita. Poi mi è tornato all'udito l'assolutamente, più assordante di prima.

Io avevo creduto fosse un fenomeno effimero che sarebbe durato una stagione invernale di Verissimo al pomeriggio, ma a quanto pare questo orribile assolutamente sta mettendo le radici nella lingua italiana come una mangrovia, o come un callo, e sta scavando  i suoi osceni cunicoli già da una decina d'anni, o anche da prima, ma del prima non me ne rendo conto.

Mi sono chiesta in quale calderone sia stato generato l'uso fuori luogo di questo avverbio che andrebbe usato proprio pochissimo. Andrebbe usato con parsimonia perché la vita di rado è categorica: si può dire che è assolutamente vero che si muore, ma rispondere a Ti piace il giallo? con Assolutamente sì, io senti, se non ti dispiace, ti vomito addosso.
Ti vomito addosso perché hai guardato troppi film doppiati male. Dove qualcuno ha tradotto un absolutely della sceneggiatura che non ha ragion d'essere in italiano.
Ti vomito addosso perché articolando quella parola in italiano esterni il fatto di non saper speculare su un concetto, ma butti là un dogma anche per cose ridicole. Perché noi tutti, nell'ottanta percento dei casi (sì, anche e soprattutto la politica spettacolarizzata rientra in questa percentuale), parliamo di cose ridicole, basta saperlo, basta essere al corrente che le discussioni non riguardano sempre i massimi sistemi. Smettere di parlare di cose quotidiane e ridicolizzabili - più che ridicole - sarebbe ridicolo di per sé, ci mancherebbe altro.
E in questa Italia becera la discussione (soprattutto quella dei salotti televisivi) non prevede più un dialogo di ascolto e replica, ma una dettatura scandita di chi fa la voce grossa. Anche quando si parla di cazzate, inconsciamente. Quindi quella categorizzazione dovrebbe convincere l'interlocutore che si stanno pronunciando parole profetiche e indiscutibili. AÒ!!! Ma come ti permetti? Dov'è la libertà di controbattere? Dov'è la libertà di pensiero e di azione? Chi sei tu per imboccarmi verità?
L'assolutamente eleva a dogma la cazzata. Viva la cazzata eh per carità, campi cent'anni ma almeno facciamo i distingui. E quindi la domanda è Chi sei tu per darmi in pasto cazzate travestite?


Come accennato sopra, poi appunto l'apice della minchiata lo raggiungono le risposte secche "Assolutamente sì!" o "Assolutamente no!" come se il semplice "Sì" o "No" non fossero sufficienti a far credere che le parole possano esprimano realmente il proprio pensiero. Ma che ci vuole il certificato di garanzia per rispondere a una domanda triviale? Che è il meidinitali della risposta? Il e il no da soli so' tarocchi? Accendi l'apparecchio e vedi le interviste per la via:
- Fa assolutamente freddo? - Assolutamente sì! - E quindi lei pensa di non andare a fare il bagno al fiume assolutamente seminudo? - Assolutamente no! - Assolutamente grazie, assolutamente arrivederci! - Assolutamente prego!

MA CI ANDATE IN QUELL'ASSOLUTO POSTO!?

Io ce l'ho con chi lo usa, non ci posso fare niente. Se sento dire erroneamente a qualcuno assolutamente da quel momento in poi non gli dò più peso, per me è cretino, punto. 

Se non ci avete ancora fatto caso, fatecelo per favore. Anche se mi sembra impossibile non averci fatto caso.

Mi viene l'orticaria ad ogni assolutamente sentito in tivù o per la via. In tivù perché sono capre che scimmiottano l'inglese a cazzo di cane, per la via perché imitano i beceri della tv.

È il rutto del dogma, la verità che perde importanza, la pecoraggine che prende piede.

martedì 27 novembre 2012

Le belle domeniche

Domenica col mi' babbo siamo andati a votare alle primarie. Io sono uscita di casa quasi in tuta, lui invece per andare in paese a fare la croce s'è fatto la doccia, s'è rasato. Perché è un grande conoscitore delle dinamiche di paese, pur non partecipandovi.
Come antefatto c'è da dire che viviamo nella campagna di un minuscolo comune, dove tutti si conoscono ed è difficile farsi i fatti propri. E ovviamente tutti sono curiosi degli altri e altrettanto gelosi delle proprie intimità.
Insomma, usciti dalla macchina il mi' babbo mi fa "Oh, se si incontra qualcuno non gli diciamo cosa stiamo facendo!" (come se non sapessero tutti come la pensiamo, né che si intuisse cosa ci portasse a percorrere certe vie). E io gli ho detto "Ma chi si deve incontrare scusa? Non c'è anima viva!" in effetti le vie erano sgombre, diacce e pelate. Poi, valicata la porta principale del paese e dirigendoci al seggio, in 100 metri che c'erano da fare il mi' babbo s'è fermato a salutare 4 omíni materializzati all'improvviso, e l'ultimo gli fa "T., dove andate??" e lui "Eh, si va in giù!" "Ah, andate in giù!" "Eh sì, si va in giù, hai visto? Allora ciao eh!". Appena voltato l'angolo mi ha detto che quello appena incontrato non vota da 7 anni e poi si lamenta dei politici.

lunedì 19 novembre 2012

Il puzzo di pulito

Presa da non so quale presunzione marsigliese stasera ho provato a fare il sapone, riciclando una mezza bustatina di moncherini di sapone bianco all'olio di palma, sapone verde all'olio d'oliva, sapone viola alla lavanda, sapone Dove coi bruscolini per fare il peeling, saponettona carissima ma regalata e profumata che la mi' mamma usava da soprammobile ma poi s'è sbeccolata cascando per terra.
Ho cercato il procedimento affidandomi al primo sito. Sono però andata a braccio, che ci avevo guardato mesi fa e avevo stipato all'uopo le liche di sapone: ricercandolo di nuovo mi sono accorta di aver saltato il passaggio di frullare gli avanzi di sapone prima di scioglierli. Credo che il pentolino a pezzettoni sia stato sul gas a bagnomaria per un paio d'ore e non era successo niente; io pensavo si sciogliessero come il cioccolato quando si fanno i dolci. Devo confessarvi che non succede. In casa si stava asfissiando dal puzzo di pulito, ho anche acceso la ventola. Siccome sembrava di stare in una raffineria ho aggiunto acqua al composto, che è diventato una poltiglia bianca che pareva salsa tonnata dei crostini. Infine ho messo il tutto in dei ciotolini con una forma bellina per servire miele e marmellate accanto ai caci, ora sono in frigo e spero che domani qualcuno non spalmi il sapone sul pane.

giovedì 11 ottobre 2012

Quando te lo dico io

Intervista con l'oviparo
Cercando disperatamente un modo per studiare sono incappata in questi siti in cui attraverso delle frequenze da ascoltare in stereo con gli auricolari si pretende modificare l'attività cerebrale e quindi piegare il nostro cervello a concentrarsi, rilassarsi, addormentarsi e chi più ne ha più ne metta. Addirittura c'è un forum in cui la gente (gli Americani) fornisce la propria testimonianza circa i benefici che hanno tratto da questa pratica. 
Ora io non voglio dire niente che se poi mi ascolto mi viene in mente Giucas Casella con le galline, ma per forza di cose oggi mi metto le cuffie in capo, anche perché giù di sotto c'è il mi' babbo che strimpella la chitarra e fa un casino della madonna.

Per avere un'idea recatevi in questo sito (che è lo stesso dei forum ma è solo un esempio perché su internet a quanto pare è un argomento che spopola):


Al mio tre improvvisamente studierai, quando te lo dico io


1

2

3

Ma è un miracolo!



giovedì 20 settembre 2012

Vous voyez la B.U.

- "Buongiorno... se uno ha perso il tesserino universitario per la seconda volta, per i prestiti come fa?"
- "Basta che mi dai un documento d'identità! Se sei iscritta vale lo stesso. Ad ogni modo ora ti faccio un foglio come surrogato del tesserino, ok?"
- "Sì, grazie! Allora basta il docum..."
- "NON MI DARE DEL LEI!"

Ho sempre parlato alla terza persona


sabato 8 settembre 2012

Ça t'amuse

© Frontierenews
Si sta spargendo la voce dell'apertura di questo nuovo ristorante fiorentino dal nome che farà ridere i più, "L'è maiala!", in cui i proprietari accettano di essere pagati con il baratto. Quindi uno arriva e si mette d'accordo offrendo artigianato o materie prime dell'orto, o in casi estremi, si può pagare anche a soldi. Il nome dell'osteria significa "È dura!" e vuole venire incontro ai cittadini in tempo di crisi.
Ecco, io dopo un primo momento in cui m'è venuto da sorridere trovandola un'idea originale, penso in fin dei conti di non metterci mai piede in vita mia.
Le ragioni di questo boicottaggio sono molteplici. Innanzitutto con questa iniziativa sembra che andare al ristorante sia una necessità primaria. I soldi scarseggiano e ti pago con un mobile di casa: è giusto nei confronti di chi la miseria la vive per davvero? Inoltre, mi dico, se uno non si può permettere il ristorante, se ne sta a casa sua. La clientela si presume sarà dunque popolata da curiosi, curiosi del ristorante e della povertà. Quindi è tutta una messa in scena, una ricca presa per i fondelli di chi si vergognerebbe realmente di vendere le proprie cose per mangiare. E poi, ma sì! Fregiamoci di un'ennesima involuzione mascherata da operazione progressista. Trattasi invece di sciacallaggio bello e buono, una goduriosa operazione di marketing che specula sulle presunte tasche sempre meno piene della gente. Gente che, ripeto, se le tasche ce le ha vuote di certo non va all'è majala ma l'è majala! lo dice a casa sua.

lunedì 27 agosto 2012

Funky gallo come sono bello stamattina

Tendenzialmente sono anche abbastanza animalista, ma è d'uopo denunciare un gallo di qualcuno del vicinato (ho scoperto jeri di chi fosse) che dopo svariati mesi non ha ancora imparato a cantare e lo fa in orari che non dovrebbero competergli.
All'inizio la cosa mi ha anche intenerito, ho pensato a questo polletto che sta cercando sé stesso e che adulteggia prima del tempo, che con grida stentate cerca di trovare il proprio posto nel pollajo. Ma ora no: questi pensieri li ho avuti ad aprile e siamo quasi a settembre e non è cambiata proprio una cippa.
Ora avete presente il gallo come fa no?
Chicchirichì! Che poi tradotto fa tipo Ehieheihehhheeh!!!
Lui ha una tonalità discendente, Ehieheihehhheeh!!!
Ecco, rileggendo mentre scrivo mi fa anche un po' ridere stare qua a disquisire circa la qualità del verso del gallo, ma giuro che se non fosse fastidioso non mi avrebbe minimamente colpito. Poi no, fosse un bel canto che ti dà la carica, no! lo fa a sproposito e in maniera sgraziata, alla stregua di certa gente.
Jeri mi è stato svelato l'arcano, canta a tutte le ore perché dove vive c'è una lampadina sempre accesa (sarà per i pulcini senza chioccia? Mah; non vorrei tenessero una coltivazione di dubbia legalità), lui la guarda e improvvisamente pensa "Cazzo, è l'alba!" prendendo lucciole per lanterne, e allora giù Ehieheihehhheeh!!! ma io dico anche una trentina di volte in un pomeriggio. 
Non lo sopporto più, se non gli tirano il collo loro mi armo di pazienza, me 'mbriaco perché me fa 'mpressione e ci vado io!!
Chicken, run.

lunedì 20 agosto 2012

Never this cul so far

La vita dovrebbe essere cool e underground* così



 stile + 60%
Invece poi è cool e underground così


 e l'unica cosa che mi pare screcciata spesso sono i cosiddetti.


*(secondo una traduzione letterale, se la vita fosse cool e underground probabilmente negherebbe sé stessa. Ecco perché a volte gli anglicismi è meglio lasciarli agli anglofoni, e perché ho scelto di vivere.)

martedì 17 luglio 2012

Rispetto a quello freschezza alpina

E con oggi è stato suggellato il mio inesorabile destino di donna delle pulizie. 
Al reparto intrugli chimici alla Coppe mi si avvicina una trentenne e mi fa Scusa ti posso fare una domanda? (ho pensato oddio una dei sondaggi) e io Dimmi, alché prende una confezione di detersivo al bergamotto e cedro e mi chiede Secondo te qual è meglio? (rispetto a quello freschezza alpina). Io allora le faccio notare che se proprio volevamo dirla tutta, le fragranze erano 3, perché c'era anche quello classico. Ma che differenza c'è? Eh, sai la differenza è solo il profumo! Secondo te li posso aprire? Non lo so, penso di no, hanno il sigillo... Vabbè allora prendo quello classico! Com'è? buono? Mah, sicuramente con questo la casa sa di disinfettato! Poi non so, dipende che profumi ti piacciono! Ah a me piacciono i profumi fruttati! Eh allora prendi quello al cedro e bergamotto! Dici??  [dico] Grazie!! Si vede che è la prima volta che faccio la spesa?!
Ho sorriso ma non risposto

Signorina, a 30 anni se sei ridotta così mi stupisco quasi tu sia in grado di leggere le etichette. Cos'è, con la crisi hai cominciato anche tu a dare il cencio?

sabato 14 luglio 2012

La stagista bimbominkia

Questo post è stato scritto il 14 maggio 2012, esattamente 2 mesi fa.

Avrei dovuto capirlo quando mi aveva detto che avrebbe usato uno dei contenuti speciali del concerto di Laura Pausini per fare una lezione. E io le ho pure rippato il DVD, in uno dei miei tipici slanci che nascondono il disprezzo. Giacché non era capace di farlo da sé. Non ce l'ho fatta a dirle che mi faceva cagare, ho omesso. Per non ferirla nell'orgoglio le ho solo detto che non sapevo di questo DVD che io non sono informata su queste cose recenti (sì vabbè.).
Oggi è ricomparsa, domani discute la tesi. Diventerà insegnante di italiano (tenete i figlioli in casa) e in sala professori, credendo di instaurare un filo di complicità mi fa vedere una foto sull'aifon bianco di lei con la Lauracchia nazionale. Le dico "Ah, l'hai incontrata!" e lei "Eh sì, essendo iscritta al fanclub ho avuto la possibilità di essere sorteggiata per incontrarla! E sono stata fra i fortunati 3 estratti!" [Che cu aahhahehm] "Ma peeensa!! E dov'era questa cosa?" "A Marsiglia!" "Ma senti! Bene, hai visto!" "Eh sì! Le ho detto che diventerò professoressa di italiano! E lei mi ha risposto in francese!" [che gran passi avanti.] dopodiché si è messa a farmi vedere le foto delle bamboline che cuce. Costruisce feticci di personaggi famosi (Laura Pausini, una tipa che canta in bretone, poi Lara Fabian, Justin Bieber e tipo il vincitore di Amici francese, insomma una tresciata pazzesca dopo l'altra) e mi mostra anche alcuni dei suoi disegni, fotografati. Le dico Uh brava che belle cose! Io c'ho solo foto di cose che cucino da far vedere a mia madre.
Che poi anche te, t'ho visto una volta, t'ho parlato mezza, mimportanasega dei tuoi presunti talenti. Me li ostenti tutti adesso e poi non rimane più un ca' (e comunque mi eri puzzata dalla prima volta).
Poi viene fuori che non le piace Dario Fo. Ok. 
Dopo caccia una specie di portafoto dalla borsetta e mi fa vedere tutte le foto di lei insieme a 'sta gente di cui ha fatto la bambola. Foto autografate, non so mica se autentiche Mi sono detta che ho fatto bene a non lasciarle il mio numero di telefono, e che spero che non cucia una bambola che mi raffiguri, mi facesse riti vudù che mi fanno vincere il concerto della Pausini per due persone.

Anzi che ti sei buttata nell'italiano bella mia. Menomale che sei francese sennò rivotavi Berlustoni.

venerdì 15 giugno 2012

Il gabbiano





Perché ridi in lontananza,
Con lo scherno portuario
Pieno d'astio indifferente, e l'arroganza
Di ogni paradiso fognario?

martedì 12 giugno 2012

Alien casalingo






Nonostante la Quadrilogia di Alien non sia per niente scary, a dispetto di quanto affermano gli Americani di Yahoo! Answers, può capitare che dopo essersela bevuta con l'imbuto in due giorni uno possa avere qualche scompenso, o semplicemente una particolare effimera ossessione. Essendo in casa e possibile che sfiori il pensiero di trovare nel tragitto fra il salotto e il bagno uno di questi marcantoni, ecco qualche consiglio per dimenticare serenamente gli Alieni, o comunque accettarne la presenza.

Mettila così: se ti trovi un Alieno nell'astronave è un male, ma anche avecci le zanzare in casa non è meglio.
Non preoccuparti dell'Alieno se non hai presso la tua abitazione i condotti di aerazione grossi quanto il traforo del Fréjus.
Se ti trovi un Alieno in casa, poco male: feriscilo con un'arma da taglio e usa il suo sangue per pulire le incrostazioni della doccia.
È consigliabile, vedendo in salotto uno strano uovo che si schiude a pianta carnivora, indietreggiare, uscire di casa e farsi ospitare da qualcuno.
Neanche i Marines annientano gli Alieni, se ne trovi uno in casa, a quel punto chiedigli se si vuole fermare a cena.
Se senti dei movimenti strani nella pancia, o è un Alieno o è giunto il momento di smettere di far colazione con gli All Bran. Se comunque non sei andato ultimamente in ipersonno non dovrebbero esserci rischi (a titolo personale, sono perfettamente capace di dormire per 57 anni, poi ognuno calibra i rischi con la propria situazione).
Se tagliando l'insalata ti fai male e sanguini bianco, non preoccuparti, sei un umanoide programmato per tagliare l'insalata, oltre a essere una cosa molto fashion. Sì! È per quello che è così tanto tempo che non vai a fare le analisi del sangue.
Non sperare di essere come Segourney Weaver, con la stessa fermezza e lo stesso coraggio. Non schianta mai, e quando schianta la clonano, ha visto più Extraterrestri lei di Eugenio Finardi. E non so se hai presente quanto fanno schifo gli Aliens, se li hai visti o sei Sigourney Weaver o li hai visti attraverso uno schermo. Ad ogni modo non ti preoccupare: in un caso è finzione, in un altro sopravviverai. E stica.

Momento autostima per tutti_ Se trovate un alieno in casa, infine, andate di là a specchiarvi: minchia quanto siamo fichi a confronto.


lunedì 4 giugno 2012

Eu vou à praia suja

La Grande Plage
Dopo aver cambiato spiaggia perché il Mistral buttava sassate di sabbia, è passato un omino coi baffi e i pantaloni a vita alta mimetici, sopraelevato mentre ero nella scogliera e mi fa:
Idem, G.P.
- "Elle est bonne"? Indicando il mare. Io ho risposto: - "Bonjour!". Ho pensato che in italiano non esiste un aggettivo per dire che l'acqua è "buona", nel senso che fa piacere sguazzarvici.
Plage de Saint-Jean
O sì? Perché se vogliamo dire qualcosa dell'acqua del mare, in caso di bagno diciamo solo che è calda o fredda, pulita o sporca? E se a uno gli garba fare il bagno nell'acqua sudicia? Manca la bontà come positività assoluta.
Idem, St-J.
La stagione dà il meglio di sé, mi scuso che non scrivo da più di un mese, e quando è così il confine fra l'essere molto impegnati e il non succedere un cazzo è molto labile.

Qui invece è Beverly Hills
In allegato, alcune simpatiche testimonianze fotografiche del dì.






lunedì 23 aprile 2012

Guarda un po' che accento

Scusate se mi presento con un post che per alcuni risulterà irritante, solo che oggi mi è capitato di leggere sulla copertina di una tesi:

UNIVERSITA' e FACOLTA'

Ora io scusate nuovamente se mi permetto di arrivare con la lezioncina ma non ne posso più di vedere scritte tali amenità anche in elaborati che dovrebbero essere seri. Figuriamoci poi nelle comunicazioni quotidiane.
Dov'è finita la correttezza ortografica?! Ma questa cosa irrita solo me?! Non mi fate sentir sola.
Quella tesi prevedeva dei lavori allucinanti fatti col computer, grafici, projezioni, piante, insomma, cercare un simbolo in Word era proprio la minore delle fatiche. Per non parlare del fatto che le lettere majuscole accentate si possono fare anche con la tastiera. 
Allora mi dico che oggi non si conosce proprio la differenza fra l'apostrofo e l'accento grafico! Non è questione di pigrizia: scambiare a piacimento apostrofi e accenti grafici è talmente diffuso da pensare che uno può fare un po' come gli pare. E invece no! Io ragazzi mi batto il petto che non scriverò sicuramente in una maniera perfetta, ma in questo sono sicura delle mie affermazioni.
Facciamo chiarezza:
  • L'APOSTROFO ( ' ) indica un'elisione, ossia il taglio netto di una parola per ragioni diverse.  Il taglio può avvenire a inizio di parola ('sto= questo) e più frequentemente in fine di parola. Spesso è inserito perché la parola successiva inizia per vocale (un'aiuola, un'elisione, l'ombra) oppure perché la parola è più corta rispetto al termine di origine (po' = poco scritto più corto, vado a mangia' = vado a mangiare detto con un toscanismo). Quindi Universita', scritto così, vuol dire che in realtà la parola sarebbe più lunga. "Università", però, è solo una parola tronca.
  • L'ACCENTO GRAFICO è di vari tipi, in italiano può essere grave (è, à, ò, ù, ì) o acuto (é), si mette nelle parole tronche - ossia quelle con l'accento tonico (la vocale che "si sente di più" in una parola) che cade sull'ultima sillaba, o per distinguere alcuni omofoni - ossia parole che si pronunciano allo stesso modo ma hanno funzioni grammaticalmente diverse (es. da preposizione - da qui a lì - ≠ verbo - il metano ti dà una mano -).
Andrebbe denunciato sulla pubblica piazza il cretino che ha messo invece di po' nel dizionario T9 dei cellulari, così che a chi mai fosse venuto il dubbio prende il proprio telefonino per l'Accademia della Crusca. Che in fin dei conti da cosa vuoi distinguere ?! Dal fiume?! Che anche lì, la distinzione non ha ragione di esistere perché fino a prova contraria Po è un nome proprio e di conseguenza vuole la majuscola (la negligenza sulle majuscole è altro argomento che necessita di uno spazio tutto suo), e si distingue da sé.
Io mica per altro, un errore scappa a tutti, ma su questo argomento non transigo e anzi a pranzo mi è venuto il sangue amaro e mi sono messa a fare il comizio, con grande gioja dei miei che meglio si sono goduti il pasto.

Non cedete alla pigrizia di mettere l'apostrofo al posto dell'accento: sono due segni grafici che hanno una valenza differente. Mi si verrà a dire: "Sì! Ma queste cose io già le so!" e allora se non lo fai già, scrivi quello che sai nel modo corretto. È come se uno mentre ti dà uno schiaffo ti dice pure che sa quanto sia importante il pacifismo. Lo so che ora la videoscrittura è più diffusa di carta e penna e che spesso uno "fa prima", allora sapete che? Non andate più al lavoro che fate prima a stare a letto la mattina.

Insomma tanto che ci sono e che ho fatto tutta 'sta manfrina:
  • Qui trovate come fare gli accenti con la tastiera per il Windows. Si tratta di combinare semplicemente un tasto con una serie numerica.
  • Per il Mac, premere alt+8 per l'accento acuto, alt+9 per l'accento grave e poi fare la lettera majuscola (con lo shift)
  • Qui trovate gli accenti per il Linux (probabilmente se avete Linux comunque sapete già tutto).
Altrimenti fate un cavolo di copia-incolla da qui:

À È Ì Ò Ù É 

almeno per l'italiano, poi andrebbero rispettati tutti i segni grafici anche nel resto degli alfabeti e delle lingue. Perché a forza di dire "Eh, tanto è uguale!" uno fa le figurette. E in fin dei conti se una cosa è fatta bene è più "uguale" che se fatta male. Sarebbe come dire Mettici una a al posto della e, tanto è uguale. D'altronde non è altro che una serie di convenzioni, e qui come in altre manifestazioni umane le regole ci sono, e se nel frattempo oltre al contenuto si vuol far passare il messaggio "io non comunico a cazzo di cane quello che produce il mio cervello" tanto meglio, no?
Finalmente mi so' sfogata. Il prossimo che becco a mettere l'apostrofo al posto dell'accento gli faccio una testa così, invece di continuare a incassare. Che poi io in realtà voglio bene a tutti ma era giusto per me affrontare e pubblicizzare l'argomento, a costo di risultare pesante, bacchettona o come altro vi è venuto in mente leggendo.

Direbbe Vasco Rossi (dopo una sfilza di "Aaaaaaah" "Eeeeeeeh" "Ooooooooh") Vivere, è passato tanto tempo.
No dai, scherzo.

venerdì 13 aprile 2012

Un gen ih-oh

Jeri sera per caso ho scoperto questo fatto.
Che c'è questo quadro
Joachim-Raphaël Boronali, Coucher de soleil sur l'Adriatique
dipinto nel 1910, di un certo Joachim-Rapaël Boronali. Il quadro fu esposto al Salon des Indépendents a Parigi nello stesso anno, e, grazie anche al fatto che il pittore avesse accluso il "Manifesto dell'Eccessivismo", l'opera fu anche dibattuta e criticata, come sempre si addice in queste occasioni. Boronali afferma che, traduco, "l'eccesso in tutto è una forza", che bisogna "calpestare le infami quotidianità". Il manifesto è risaputo, è il curriculum di un movimento che cerca lavoro e tutti lì Ah allora ok. Che facevi, ti presentavi a mani vuote? E noi si sa bene! Ma non è questo il punto, il punto è: 

BORONALI=ALIBORON=L'ÂNE DE BURIDAN
 
Ancora nnavete capito come finisce?
L'autore del quadro è l'asino (dal nome "Lolo") dell'allora proprietario del Lapin Agile. Lo scrittore Dorgelès con due amici aveva fatto uno scherzo a tutti quanti, attaccando un pennello alla coda di Lolo, per poi trovare un bello pseudonimo apigliapelculo. Pseudonimo giustificato dal fittizio dato biografico che Boronali fosse nato a Genova. Che dire! 7 anni prima di Dada e quelli se la tiravano pure. Suona anche un po' alla busti di Modigliani a Livorno.
Questa ad ogni modo, per quanto ne ho sentito (con tutta l'ignoranza che ci posso ave') è la prima della fila del ciclo "Vivoinculocritici".

Lolo e il suo padrone

domenica 8 aprile 2012

Ci sta il vento e il Vento.

C'è il Mistral, anche oggi, viene sparato da nord come un sifone.  Era un po' che non si faceva vedere. Non voglio nessun altro vento. Oggi pare che porti la luce, e non solo che sposti l'aria. A casa mia sibila timido e non gli do nomi, qui non ha paura di niente, è spavaldo come la gente che abita questi luoghi. E tutti lo conoscono, non è che dicono Oggi c'è vento, dicono Oggi tira il Mistral, come se fosse un viandante che fa la spola e passasse dal retro per tornare a correre davanti ai nasi della gente e a spingergli le schiene.
Guardo fuori, rincasata in questi metriquadri bianchi e vuotissimi e il gonnellino dello spaventapasseri e non è risicato, sventola fiero come uno stendardo, e le palme se la ridono delle raffiche, e si spostano come per far passare qualcuno in un marciapiede affollato. Mi mancheranno, lui e le piante che si scialano a far fluttuare i loro rami come capelli. A camminare con questo tempo ci si sente solo più vivi. 
Mi ricordo di gente che mi ha suggerito di fare attenzione perché questi posti sono pericolosi, Fais attention, j'ai entendu à la radio que là-bas ça flingue pas mal, e invece no, è evidente che non ci sono mai stati, non hanno sentito la spinta vitale di questo vento, che è aggressivo ma abbraccia, che ti rema contro ma ti aiuta anche a camminare, non hanno sentito l'aria che si muove in banco e che finisce al mare e finisce per farlo incazzare: ma questo è l'unico modo per svegliarlo, che sta sempre lì a sciacquettare sulla battigia e si dimentica di sé stesso.
Chi mi ha detto così è gente che è evidente che voleva dire Fai attenzione perché laggiù si sente parecchio la vita.


lunedì 26 marzo 2012

Notizie flash

Meglio!
M'ha detto la mi' mamma che nel mio paese pare abbiano individuato dei piccioni con l'aviaria.
Secondo me è più probabile la presenza di avi con la piccionaja.

venerdì 23 marzo 2012

Viele Grüße aus Deutschland

Mi è rivenuto in mente ora in terrazza questo episodio delle vacanze scorse rammentato ieri sera e mi sono detta ma sì, scriviamoci un post.

Angry BirdsOstello della città più brutta della Germania. Lui e  Lei, "Don't worry, nobody's going to come tonight nor tomorrow in your room!", dopo un lauto pasto acquistato al Lidl dietro il luogo dell'alloggio, un afrore di salame come se fosse la Macelleria Bruschi, fuori dalla finestra sul davanzale i seguenti articoli: yogurt da bere bianco, salame avanzato, succo d'arancia, due mele. Due bottiglie di birra vuote nel cestino. Attorno al tavolo della camerata, come davanti al focolare, i due giocano a Angry Birds istallato nel cellulare di Lei. Calma totale: nessun passante dalla finestra, anche perché la visuale dà su un palazzo forse coi lavori in corso. La situazione è di occupazione dello spazio, hanno usato tutti i letti della camera per fare un pisolino, che tanto nella città più brutta della Germania non c'è nulla da vedere. Sparando un'uccello di quelli che covano uova-bomba, si sente un movimento dietro la porta. Lei urla in italiano "Oddiooo che è?? Chi èè???" ricordando bene le parole della receptionist e prendendole per dogma. Entra una bionda, loro le dicono "Bonsoir! - Salut" in francese, non capendo più manco dove fossero. Quella risponde in tedesco e dice, ciao, sono in camera qui e li trova così, in un modo in cui non si ricevono gli ospiti. Lei si scusa in inglese per il puzzo di salame, le dice che non sapeva che qualcuno venisse e così si sono un po' allargati, anzi, per stabilire un po' di empatia scusante le mostra il frigo che hanno costruito sul davanzale della finestra. La bionda di lì a poco dice di chiamarsi Tatiana, che è russa ma vive in Germania da tempo immemore. Non ha mai visto la città più brutta della Germania, dice che è venuta a fare il Master lì e che ha già un appartamento ma aspetta che gli si liberi la camera. Dice di venire da una bella città della Germania. Lui le chiede se sappia parlare tedesco e se abbia bisogno del tavolo, Lei gli fa presente in italiano che quando è entrata ha parlato in tedesco. I due decidono, bestemmiando a denti stretti, di andare a passare la serata accanto alla reception, causa stanchezza e delusione delle aspettative e speranza nell'indomani, dopo aver sgombrato un po' lo spazio. Anzi non contenti le dicono "Bye! We go downstairs to play Angry Birds! Do you kow it?". Tatiana dice che conosce Angry Birds e fa una risatina. Scendendo le scale i due commentano l'accaduto come se la bionda fosse un'importuna che li aveva stanati. Arrivati giù dove ci sono i divani, c'è gente coi computer o che guarda la tv. I due per amor proprio decidono di giocare nell'ordine con dei veri giochi a: Forza 4, Dama, Scacchi. Lei vince solo a Forza 4, a scacchi è andata a monte ma era in svantaggio. Nel pieno del gioco arrivano due francesi, uno sparato si serve da due brocche lasciate lì e che Lui e Lei non hanno bevuto per paura di pagare, visto che tutto era cosparso di tariffe, dalla colazione al mattino ai caffè alla macchinetta. I due si sentono a casa nel sentirli parlare, e Lei commenta che in Germania anche i francesi passano per sfacciati. Il francese ingordo fa all'altro "Putain, je pensais que c'était du thé! C'est du Red Bull!! T'en veux?? Moi j'en veux pas".
Che poi cosa ci facesse la Red Bull lì in quel momento e a chi fosse diretta non si sa.

domenica 18 marzo 2012

Il decalogo dell'ultimo esame

  1. Non prendere a cuore l'argomento che stai trattando ma affrontalo in maniera distaccata, senza stare a pensare alla tua vita nelle parole che leggi;
  2. Schematizza al massimo;
  3. Fai una tabella con il succo dei capitoli appena trattati, da lì costruisci la tua cavolo di tesina;
  4. Vai al nocciolo della questione senza fare ricerche parallele: hai quei due libri, quei due libri apri;
  5. Leggere in italiano testi che sono originariamente in francese si chiama economizzare il tempo, non barare;
  6. Finalmente dopo anni e anni ti è permesso usare l'evidenziatore su questi libri di merda: essi non si feriscono, tu vedi meglio quello che è importante e li tratti con più disprezzo;
  7. Fai per la tesina un largo frontespizio, una pagina per l'indice anche se non serve, sono due pagine in più e anche se ti sembra di scrivere il tema largo è uguale, sei all'ultimo non fare storie di coscienza almeno stavolta;
  8. Non riempire pagine e pagine di taccuini con parole inutili sull'argomento (solo per testare la penna nuova): non ti sono mai rimaste in testa e alla fine non le consulterai e lo sai;
  9.  Metticiti di buzzo buono, non rimandare oltre perché sono solo parole, questa volta non ti scalfiranno;
  10. Ad ogni modo pensa che la tua media non si rovinerà.
E dopo tutto, a nessuno gliene fregherà un'emerita mazza.

lunedì 12 marzo 2012

Minipost

Uscendo di casa alle due del pomeriggio, ancora in abiti scuri da gelo mentale, si sente nell'aria quell'odore di catrame e sterpaglie da posto di mare dimenticato da dio e ricordato dagli uomini. La Ciotat è uno di quei luoghi dove dall'inverno si passa all'estate direttamente perché non ci nascono fiori, solo quelli piccoli piccoli.

domenica 11 marzo 2012

Bisogna sempre mettere un titolo?

La vita ci ha insegnato che le cose succedono, anche quando sembravano improbabili. Che anche se ci chiediamo come sia stato possibile, è uguale. Viviamo in una realtà surreale di per sé, perché analizzata in tal senso.  
Uno, di sguincio, si domanda la ragione per cui continui a parlare metafisico quando gli altri rispondono in fisico. Ci si chiede quando ci scrolleremo di dosso l'ingenuità della provincia, senza volerla veramente abbandonare, solo controllare. E soprattutto, perché si continui a penZare. Ci si chiede, pure, se si ritroverà qualcuno i cui pregi siano in grado di rovinare ancora così bene. Che poi hai voglia di fare diga con un sassolino. L'inondazione porta angoscia e scompiglio, ma anche ricostruzione sulle macerie. Abbiamo voglia di ricostruire?
Il potere che abbiamo non è mai abbastanza.

domenica 19 febbraio 2012

Gentilissimi

La signora era rimasta sola, il gruppo della gita organizzata in Costa Azzurra l'aveva lasciata indietro o forse s'era persa lei direttamente; l'abbiamo trovata che parlava italiano a un ausiliario del traffico nizzardo, lui le diceva "Faut appeler le groupe Madame" senza capire di preciso il suo caso e mentre la guardava un pochino la spingeva con il braccio, ma sempre cortesemente, allora a quel punto ci siamo avvicinati chiedendo se ci fosse bisogno di ajuto. L'ausiliario del traffico e non notoriamente delle vecchie italiane ce l'ha sbolognata di buon grado, consigliandoci prima di metterci sul marciapiede pour notre securité. Alla fine, con un telefono locale da noi gentilmente offerto, riesce a chiamare il gruppo (evidentemente non faceva il +39 davanti a un modernissimo 335) e urla MARIA!! DOVE STATE??? Io credendo di star vedendo un film sono scoppiata a ridere e mi sono un po' nascosta. Signora io glielo devo proprio dire qui, non ho modo di ricontattarla, non ci sono più abituata a sentire berciare Maria al telefono per la via e la mia era una risata suscitata dal sentimento del contrario e non per una qualche presa di culo sterile.
Fatto sta che si dà appuntamento con gli altri vèci, o gruppo misto tendente al vècio e salutandoci con l'emozione in bocca ci fa "Anch'io ho tanti nipoti come voi... uno è avvocato, l'altra è dottoressa... tutti laureati eh! Tutti ragazzi della vostra età: 30, 28 anni..." e io "Signora, io ho 26 anni"
E menomale che non le ho detto che devo ancora scrivere la tesi, sennò stasera col cazzo che dice una preghiera per me.

venerdì 3 febbraio 2012

Kefiati, che fiati!

Ai nostri tempi, che erano ieri e dieci minuti fa, si era o tópi (una specie di fighettismo dispregiativo che include pochissima intelligenza, ad Arezzo chiamati anche "pottoni") o fricchettoni, un'evoluzione di fascisti vs comunisti, brindelli sbriciolati degli anni '70. Si saltava la scuola e si andava alla manifestazione dei lavoratori, più che altro per saltare la scuola ma mica lo ammettevamo! Si sapeva tutti che era per quello ma ci nascondevamo dietro ideali più grandi di noi. E che ci appartengono ancora, ma siamo diventati solo più sinceri con noi stessi.
Portavo con fierezza dei pantaloni sbrindellati, i maglioni a cazzo di cane, le camicie vecchie della mi' mamma e le scarpe bucate che d'inverno mi venivano i geloni, ma non ho mai comprato la kefia, perché era troppo forte e non volevo coprirmi di simboli. Mi dicevo che ci voleva un bel po' di fegato per sbandierare le proprie idee così: sotto sotto sapevo che non avrei saputo argomentare fino in fondo. Che onestà, Madonna! Come se chi la portava sapesse realmente argomentare! Ma c'era una ragione ben precisa per cui uno sfoggiava la kefia. Era certo un tipo di moda, ma una moda un pochino più nobile.
Stasera alla lezione delle tre e mezzo con la sgolatissima troisième cinq, (età: prima superiore), c'era al solito un ragazzino, simpatico e energico e che alla lunga snerva, un po' il Fiorello della classe, che si mette sempre in mezzo a tutti a far casino, e che porta fisso una kefia, quella del tipo bianco e nero. Oggi ho deciso di indagare che aria tira fra i quattordicenni francesi del sud. Ma sono convita che il dialogo avrebbe potuto tenersi in qualsiasi altra parte del mondo.
Gli chiedo (traduzione simultanea):
 - "Che cosa porti al collo?"
 - "Prof, è una sciarpa"
 - "Lo so che è una sciarpa, grazie, ma che cos'è?"
 - "È solo una sciarpa! Cosa mi chiede? Dove vuole arrivare?"
 - "Perché porti questa sciarpa?"
 - "È per coprirmi il collo, prof!"
 - "Ma non lo sai che è un simbolo? Davvero non lo sai? Non sai che cosa rappresenta?"
 - "No, non lo so."
 - "Ma come, E.! Proprio tu! Ti devi informare!"
E adesso quarantenni dite qualcosa su di me, che a voi ci pensano i sessantenni.

martedì 31 gennaio 2012

Taro el pescador - Post per un'amica.

Allora c'è da dire che i miei amici (quelli veri) dell'Erasmus li sento ancora e li sento proprio tanto vicini, che quando ci si rivede è come fare un collino al proprio cugino.
Non ho ancora sentito testimonianze simili di un gruppo di gente che si vuol bene a questi livelli nonostante il tempo e la distanza.

Fra i miei carissimi amici dell'Erasmus, c'è la Leti che quando eravamo a Poitiers l'ho conosciuta che aveva i rasta fino al sedere e poi se li tagliò. Il tempo è passato, e ognuno ha preso la sua strada. Io sono a ragionare coi ragazzetti per poi tornare a pensare a "devo scrivere una tesi devo scrivere una tesi devo scrivere una tesi devo scrivere una tesi devo scrivere una tesi"; la Leti invece è diventata illustratrice e ha pubblicato di recente il suo primo libro, che ho deciso di pubblicizzare con i miei modesti mezzi per solidarietà fraterna, nonostante qui il pubblico sia pressoché esclusivamente italiano.

Ad ogni modo.

Il libro si chiama "TARO EL PESCADOR" (la Leti è di Saragozza) e ha di recente aperto un blog sulla sua attività che trovate a questo indirizzo : 


© Señorita Martínez Pérez
Che non è un libro comune, nel senso che siccome un libro giapponese si legge da sinistra verso destra al contrario dei libri occidentali (immagini e ambientazioni sono in stile nipponico), con le stesse figure ci sono due storie distinte: da destra verso sinistra ci sono le didascalie in spagnolo, e da sinistra verso destra c'è una storia completamente diversa in giapponese (non è la traduzione del castigliano) per cui la prima immagine di una storia è l'ultima dell'altra e viceversa.
EEEEEEEEEEEEEEEEE!

Un grandissimo tiè a chi si dà per vinto!!!!!!!!!!!!

domenica 29 gennaio 2012

Un passo di pianura

Un infinito chiuso, smangiucchiato
Un infinito già calcolato
23h59 Mal d'Africa anticipato
Non mi so raccapezzare
Le palme fremono finestra aperta
O se sto sul balcone a fumare
In questo posto davanti al mare


sabato 21 gennaio 2012

Et le Mistral gagnant

S'è rialzato il Mistral,  
con raffiche a più di cent'all'ora.

Il clima qui è più che mite, ma, immagine che ho già usato, come il lupo cattivo sulle case dei Tre Porcellini, il suddetto vento nordista fa visita ogni due per tre, sbatacchiando le palme, arrossando il tramonto, spifferando nella sciarpa e facendo venire i piccioni, le tortore e tutte le palome del caso a cagare nel mio terrazzo, che ci trovano riparo. E io non faccio pari ad andare a scacciarli.
Poi chi è che pulisce??? Eh!!??
Maremma ladra.

Ay ay ay ay ay Paloma

mercoledì 18 gennaio 2012

Gym Curry

Io non so perché in quell'angusta palestra della Maison des Associations sia l'unica che riprendano.
Non si oscilla la gamba, la testa deve stare giù, ma come non conosci il passo di mambo - Etcì - À tes souhaits / chissà perché starnutisco sempre
JE NE VOIS PAS BOUGER DES JAMBES LÀ AU FOND!!!

[MA CAAAAAAAA VOI EH??????]
Actor Tim Curry at Museum of the Moving Image'...
Now
Tim Curry
Then
E che cazzo signora, sono stanca come un mulo, alzarsi la mattina, tacchinare in qua e in là, sbiciclettare a destra e a manca, dormire il giusto se non poco, insomma! Questo è il suo lavoro ma io la prendo come un diversivo mica mi frega di stroncarmi del tutto!
E poi la temibile istruttrice che si riveste con panni sportivi marca "COOLA" (giuro) oggi si è avvicinata per dirmi come dovevo fare l'esercizio e da vicino non l'avevo mai vista... Madonna... fa paura, sembra Tim Curry ma no ai tempi del Rocky Horror, com'è adesso rivestito come nei suoi tardo venti. Solo che lui è un uomo, dopo tutto!

E poi le signore in palestra. Ce n'è una che si crede Louise Veronica Ciccone o come si chiama la già citata in esclamazione, avrà 97 anni e si smescia come Shakira, viene lì a bouger les fesses che pare la sposa cadavere, credendo di conservare così una certa beltà. Poi oggi c'era una donnina rattrappita in una tenuta sportiva aderente che non aderiva e risalente all'ultima volta che aveva fatto sport nella sua vita o allora vinta alla pesca di beneficenza (non che io sia professional del tutto, ma quello della signora era un vizio di forma). Sembrava un po' la mascotte della Fiorentina, leggings viola e body a stampa fiorellini lilla, violetto, magenta. Capelli colorati di nero, collanona e orecchini. Gli volevo di' Signora, non sfigurerà senza quegli orpelli!
Le grandi assenti di oggi, le signore che pesano trecentocinquantamila chili, che applaudo per l'effort visto che a me pare di fare più fatica di loro.
La 97enne in tenuta madonnesca
Ma poi!!!!!!!!!! Una musica di merda!! Si potrebbe mettere tanta roba che non dico possa esser ganza, ma passabile, così da rendere il momento leggermente più agréable.

Poi ovviamente, nella parte finale di rilassamento (che dura dai 3 ai 4 secondi), Tima Curry ha messo  certi suoni marini new age abbastanza ridicoli e le mie compagne assistenti nei licei si sono messe a ridere a crepapelle e io uguale, poi uno dice a scuola fa il severo, ma perché non fai un esame di coscienza.

lunedì 16 gennaio 2012

Ma 'nteresse de che??? Ma 'nteresse de che???

Dopo una conversazione su Roma, sarà il caso stasera prima di dormire di guardare un film di Verdone... perché a rivedendo 'sta scena mi è venuto da ridere per la gran ragione di esistere che ha.




giovedì 5 gennaio 2012

La BeCana (titolo scelto più per la data che per il contenuto)

La classica posa di Maggie alla 10h10, detta anche "Alla fiorentina"
Vi voglio parlare stasera di Maggie, che è una cana così comune da esser fuori dal comune. Comune non nell'accezione di "generica", "standard", quanto piuttosto in quella di "condivisa".  Partiamo dal principio. Questa cana la conosco bene, vive vicino a casa mia in Italia, è la mia vicina di casa, fra i tanti. Vive in una cesta con la sua amica confidente cana fulva che si chiama Luna, e la sera si fa ciancicare e da quanto sono ingrassate tutte e due non entrano più nella cuccia matrimoniale, ogni volta le guardo e penso che da un momento all'altro la cuccia si stroncherà. C'era una terza cana poi accanto a questo duo (che per le forme dei cani chiamerei quasi un "duplo") ormai vecchissima che vive in garage da qualche tempo perché diciamo che non riusciva a controllare più le sue azioni, soprattutto vicino alla coda, e per i padroni era diventato un problema dover pulirne continuamente le incontinenze. Insomma con tutto il rispetto per i miei vicini di casa che sono peraltro al corrente della stesura di questo post, non c'hanno un animale normale, e ora mentre scrivo parlare solo di Maggie come nel mio intento, che è la punta di un iceberg, è realmente riduttivo. Non ce la posso fare proprio. Riassumiamo quindi brevemente, vogliate concedermi il diletto. Due punti: la vecchia, Lady, ormai non sente non vede non odora non fa niente, uggiola nel sonno perché/o ha le allucinazioni. Cammina poco e male e se lo fa lo fa a capo basso, perché non sa dove va e almeno con una testata trova gli ostacoli. Luna, la fulva, è una canetta un po' a salsiccia ma simpatica, da quando la vecchia non capisce più niente è diventata il capobranco e c'ha le manie di grandezza. La sua vita di sempre consiste in una pallina (che non può essere nominata sennò si mette a cercarla e se non è il momento di giocare poi gli piglia male), Maggie, e ovviamente il cibo. Cibo. Cibo. Tutto sommato lei è disciplinata: lo si può definire un canide intelligente, che sa fare scelte e obbedire. L'unico neo è che gli ho fatto venire illo tempore le paranoje perché mi divertivo a farla innervosire da vicino la cuccia con un'ocarina e lei mi abbajava ringhiando, a metà fra lo spaventato e il rincoglionito. Adesso chiunque si avvicina a lei con un oggetto strano o fischiando o facendo semplicemente "whooo whoo" col palmo della mano raccolto a mo' di "ok" lei si innervosisce e ringhia e abbaja, ma non morde. Gli altri fagiani sono i 3 gatti: la Chiqui, che è il primo felino stabile della casa, una gatta trovatella nata con la coda spezzata dal caratteraccio, e io ora non so perché le abbiano comprato un collarino coi fiorellini perché non c'entrano pignente con la sua personalità, le starebbe meglio o uno con le borchie oppure un altro con su scritto "Cazzo guardi". Se le tocchi i piedi (risoprannominati I piedi del Re) lei si incazza a bestia - vedrai - e ho ancora per questo motivo la cicatrice di un graffio di dicembre 2010 sull'anulare sinistro. È quella che passa più tempo fuori casa fra i gatti, in cerca di avventure per farsi sbollire la rabbia. Ora però anche lei, anzitempo svelta come una gheparda, è lievitata da far paura, annoverandosi come matrona ufficiale e incazzosa della casa. Forse si è mangiata troppa bile mista a crocchette, ho pensato, sono tornata dopo due mesi dalla Francia per Natale e pareva davvero Giuliano di Kiss Me Licia (ma non Ferrara, non fino a questo punto). In più le è venuto un nuovo tic, quando gli girano schiocca la coda e muove tutta la schiena, come un umano potrebbe muovere le orecchie. Poi c'è la coppia di gatti zio e nipote dalla relazione quasi incestuosa, almeno nel periodo precedente la castrazione, che hanno due nomi a testa, Pepino e Tomate in spagnolo e Totò e Peppino in italiano. Il nero, Pepino, era famoso per le sue potentissime flatulenze quasi imbarazzanti ed è sicuramente il gatto più compagnone. Tomate, che ora si siede in tutto ciò che viene portato in casa da fuori, è quasi un pipistrello perché ha le ascelle sagomate ed è snodato come Mister Muscolo Iper Elastico. Lo pieghi in mille modi e quello non fa una piega. Ha gli occhi azzurri e penetranti risoprannominato anche infatti "Paul Newgat", ma fugge la socialità.
Luna nella roccaforte inespugnabile con tutto ciò che ha di più caro al mondo (da notare la ricchezza evocativa nel pronunciare "Gruppo Napoleon")


Veniamo a Maggie

Maggie in un accesso di vulpsismo
Maggie e la sua coinquilina fulva Luna
Cosa mi ha spinto a scrivere un post del genere? Perché io, un cane così, non l'avevo visto mai. Si dice no, il cane è l'amico dell'uomo, il cane è fedele, è socievole e bla bla bla ma Maggie gente non s'era mai vista prima. Lei ama tutti. Tutti. Incondizionatamente. Profondamente. Lei dev'essere SEMPRE al centro dell'attenzione umana, e se per caso non c'è nessuno intorno a lei va a cercare fortuna fra le braccia del primo venuto. Infatti credo che non sappia di preciso di dover fare riferimento a qualcuno: lei sa dov'è la cuccia, dov'è il magnare, dov'è l'amica fulva del cuore, ma poi si sente un cane votato e appartenente al genere umano. Chiunque venga a casa - io ormai un po' questi animali, dopo sessioni estenuanti di pet watching li sento anche un po' miei - e la vede la ama, perché pensa che lei lo ami di un amore esclusivo. È così che si conquista le simpatie. È un po' una bottana, se così si può dire. Per capirsi, la scorsa primavera, durante una sfilata canina del quartiere, evento ironico popolato di canini bastardini, non è riuscita a fare il breve percorso al guinzaglio per farsi vedere (sfilare, appunto), perché era sovreccitata che gli spalti fossero pieni di gente e che così tanti occhi fossero puntati su di lei. Non ha camminato nel percorso ma si è buttata a capoficco fra la folla senza tornare indietro, nonostante fosse legata e non avesse la minima idea di cosa stesse facendo. Ma dicendo tutto questo qui non riesco a far capire veramente la particolarità di questo cane. Maggie è furba perché sa quello che vuole, ma pare scema! Scema e incosciente! Non ha quella mutevolezza d'umore che ci rendono gli amici animali così apparentemente umanizzati. Lei non è mai giù di morale, non è mai triste, non è mai incazzata, nemmeno i gatti avevano paura di lei da piccini. Insomma, lei va dalla Signora B. che abita un po' più in là e ci passa le serate, la signora la fa salire sul letto e gli dà privilegi che altrove non ottiene, la rinutre (si presume) e la riaccompagna a casa sua TUTTE LE SERE IN MACCHINA. La Signora per avere il permesso e l'autorità di tenersela un po' ha cominciato a fare alla mia vicina di casa dei regali dall'orto, fra cui la scarola e il radicchio sono sicuramente i pezzi forti e noi la sera almeno ci facciamo la pizza di scarole e si guarda un film. Poi si preoccupa per la sua salute: dice che il collare le potrebbe tagliare la trachea e oh madonnina se gli succedesse qualcosa! Poi di quell'altri animali gli importa una sega.
Insomma. Maggie si è guadagnata una tascata di soprannomi: La Strulla, La Nerina, Bubi, MagGyver, Megghiana ecc. perché davvero venite a conoscere questo cane e lo capirete, chi lo conosce lo capisce. Concludo con l'episodio che mi ha spinto a scrivere tutta questa tiritera (che è stata lunga ma mi sono molto divertita). L'altro giorno la mi' mamma mi fa:
- "Oh, lo sai?"
- "Che?"
- "Lo sai dove hanno trovato la Maggie l'altro giorno?"
- "Dove?!"
- "Al bar in paese"
Ecco noi non abitiamo in paese, ma a due chilometri fuori, in campagna. Quella geppa aveva seguito altri due vicini di casa che erano andati su a piedi per farsi una passeggiata, e lei ha pensato bene, una volta arrivata, di infilarsi nel posto più pieno di gente possibile. A me questa cosa ha fatto ridere molto, sia perché è una cosa da Maggie all'ennesima potenza ma soprattutto perché l'ha trovata il Signor B., marito della Signora B., e l'ha riportata a casa in macchina dal paese. Ora ho pensato, che i figlioli lascino il tetto domestico per rifarsi una vita ok, ma che lo facciano i cani non s'era mai visto.

In quanto a naso mi fa concorrenza, quasi.