giovedì 30 maggio 2013

Qualcosa di cui non si è potuto mai parlare

È arrivato il momento: jeri sera ho finito di leggere Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Non è che le ho proprio finite; ancora devono uscire due romanzi (che se Mondadori riattua la stessa pessima scelta editoriale, per continuare la saga in italiano dovrò comprare almeno quattro libri. Siccome ha letto tutti e dodici i libri anche il mi' babbo, per forza di cose ho preso il romanzo in italiano).
Sinceramente non mi era mai capitato di imbattermi in una saga che non fosse ancora conclusa, normalmente spolpo le cose quando sono già tutte là pronte, sennò mi sfastidio ad aspettare.

Mi sembra di avere iniziato tipo il novembre scorso, quindi erano ben sette mesi che leggevo la stessa vicenda, a tutt'oggi non conclusa. Se ci penso non ci credo: eppure la storia prende il lettore eccome, sono indecisa se classificarla letteratura di consumo o no, da una parte sì, perché Martin allunga il brodo per scrivere più libri, e da un'altra no, perché comunque le sfaccettature psicologiche dei personaggi sono rese molto bene e in modo per niente banale. Diciamo che l'autore rivolta il lettore come un calzino, perché cambi sempre opinione sulle vicende, basta focalizzarsi da vicino su qualcuno che giudicavi in un altro modo quando lo vedevi da lontano. Alla fine dei salmi la realtà di Martin è una: il bene e il male non sono distinguibili, e che l'unica cosa che conta per l'uomo è il potere. Poi è logico, vai avanti perché vuoi sapere cosa succede. Fra l'altro è una bella spesa: all'incirca sono 4800 paginate di carta stampata, quindi se non siete motivati non vi consiglio l'investimento.

Da questa saga stanno ricavando una serie che dicono di successo, che si chiama come il primo romanzo, Il Trono di Spade, o Game of Thrones, che ho iniziato a guardare tardi perché non volevo disturbare la mia immaginazione e che ha messo un po' di tempo per convincermi. Quello che non capisco è quando mai finirà la cosa: ancora la vicenda è in cantiere e secondo me combineranno qualche casino.

Il problema fra serie e romanzi è che fra gli appassionati del genere l'argomento era tabù: se ne parlava perché non ce la facevi a farne a meno, ma non se ne poteva parlare perché gli eventi sono talmente ingarbugliati che non sai più in che successione sono accaduti; insomma, ogni volta che veniva fuori l'argomento mi sono beccata delle belle spoilerate involontarie.

Oggi ho provato a intavolare la questione col mi' babbo, che ha finito di leggere mesi e mesi fa, gli ho detto "Uè, jeri sera ho finito La Danza dei Draghi! ma secondo te - spoiler -?" "Ma chi?" "Dai, come chi! - spoiler -!" "Ah boh non mi ricordo". Di bene in meglio. Non se ne parlerà mai, credo.

mercoledì 22 maggio 2013

Suppone Pereira - post su post

Tema - Ci sono cose vere e cose supposte... Se le vere le mettiamo da parte, le supposte dove le mettiamo?

Svolgimento

Suppongo che la linea di demarcazione fra la supposizione e la verità sia l'esistenza di una prova.
Dal momento che tutto ciò che vediamo, percepiamo, ricordiamo, comunichiamo, passa inevitabilmente  da un filtro, che è la testa di ognuno, si può supporre che le verità siano tante quante sono le teste in grado di formulare ipotesi e di ricercare prove a favore della stessa, come sto facendo in questo esatto momento.
Ma è anche presumibile che con questa idea ciascuno possa a proprio favore imporre delle verità mediante l'uso della forza. Proprio per questo sono state inventate delle convenzioni sociali, a partire dall'alfabeto ai numeri passando per la Costituzione, a cui aggrapparsi nel cercare e provare una verità condivisa. Se poi tutto ciò sia un'imposizione, che ce l'abbia data la Storia, che ce l'abbia data la Ragione, che ce l'abbia dato il fatto che tali convenzioni siano state un incentivo alla sopravvivenza poco importa. Senza di loro, non starei qui a parlare di verità e supposizione.
In altre parole, grazie a tali convenzioni si può affermare che le verità le mettiamo da parte, e le supposte...

Che poi volevo anche dire che c'era qualche tempo fa quella pubblicità imbarazzante di supposte che si chiamavano Eva Q, dove una tizia richiamava chiaramente Eva Kant (e qui rientra in gioco la filosofia). E c'era questa animazione 3D di come si somministra che veniva puntualmente trasmessa all'ora di cena.

E poi vorrei anche polemizzare contro le guardie mediche corse: pur essendo già stato inventato il paracetamolo, nell'estate 2001, al mare, per combattere un febbrone a 40 misto a raffreddore mi furono prescritte delle suppositoires. Al mentolo.

venerdì 17 maggio 2013

Un post sul post

Vedi, prima che mi fosse richiesto su ordinazione un post sul post pensavo che "post" venisse dal latino ("dopo") e stavo facendo piroette mentali per trovare una giustificazione etimologica alla cosa. Ma come al solito è inutile complicarsi la vita, e allora perché non dare libero sfogo alla curiosità telematica e scoprire che in realtà deriva dall'inglese "to post"? Nel senso di inviare, spedire? Ci sono un po' rimasta male, a essere sincera. La posta, insomma. Un post, nel linguaggio informatico, è qualcosa che si invia al server e poi un amministratore provvede a pubblicare. Un post dovrebbe essere comunque un'informazione semplicemente spedita e pubblicata, previo controllo di un terzo, su uno spazio accessibile a tutti come un forum o un blog. In questo caso, credo che blogger dia per buono tutto, e si pubblica la cosa in automatico. Anche i commenti sono dei post, ognuno è autore di post, non solo chi si frega di una url, i post sono, in poche parole, tutto ciò che un utente "pubblica" in maniera appunto "pubblica". Le e-mail non sono dei post, per capirsi. Ma anche lì c'entra il linguaggio della posta.
In italiano esiste poi (o poscia, che deriva dal post latino di cui sopra) il neologismo "postare" che significa "pubblicare qualcosa su internet", la cui cosa è quantomai generica, al giorno d'oggi. Interessante sarebbe sviluppare il discorso sul fatto che in italiano i neologismi verbali sono tutti della prima coniugazione in -are, perché più regolare e linguisticamente, su scala mondiale, si va verso la semplificazione. E allora mi viene da dire che sono moderna se non mi sono voluta complicare la vita e ho cercato il significato di "post" su internet, perché più veloce di: alzarsi, andare alla mensola, tirare giù il vocabolario di latino, cercare, aspettare, farsi venire un'idea prendere il dizionario di inglese e poi basta perché non ho un manuale di informatica e con gli strumenti analogici finiva lì. Di sicuro il risultato sarebbe stato più fantasioso. Il problema è che con tutta questa comodità il cervello si adagia  e un giorno solo pochi riusciranno a capire le cose complicate e di ragionamento. Aspetta però, ora che ci penso è sempre stato così. A volte si fanno polemiche per il gusto di.

Se uno dice post, mi vengono in mente anche: il post-it (un bizzarro imperativo, ricollegandolo al discorso di prima non capisco dove si invii... lo invii al server del frigorifero e poi l'amministratore della casa lo pubblica?), i postumi della sbronza, il post nel senso del sito, il post-mortem (andate a vedere questa simpatica galleria e dormite sereni), il postmodernismo e ovviamente il

Post scriptum: 
Se io ho questo nuovo media, la possibilità cioè di veicolare un numero enorme di informazioni, in un microsecondo, mettiamo caso a un abboriggeno dalla parte opposta del pianeta, ma il probblema è: abboriggeno ma io e te, che cazzo se dovemo di'?

Cercando su Google Immagini un'immagine per "post", ho trovato anche questo gatto che si rifa le unghie su questa colonna scapitellata, e mi è sembrato giusto postarla

mercoledì 15 maggio 2013

Non vi spaventate

Stasera dopo aver visitato dei siti come http://www.sweden.se/eng/Home/Work/Move-to-Sweden/http://www.internations.org/denmark-expats/guide/moving-to-denmark-15612 così, in un mero atto immaginativo di come potrebbe essere la società civile, eppur trovandomi sempre nella mia stanzetta, ho avuto la brillante idea di rimodernare un po' il blog.
Se poi vi scriverò ancora, visto che sto mollando la presa, è un altro discorso. Incoraggiatemi, datemi qualche post su ordinazione.
Il problema è che meno si pubblica e più si prova vergogna.