mercoledì 30 dicembre 2009

Un pezzo del Capodanno dell'anno scorso (paravento di Audrey Hepburn escluso).

[…] Si fermarono a parlare. E proprio mentre uno di loro mi chiedeva se potesse diventare mio amico di Facebook, con la mossa di chi osserva il panorama dovetti soccombere ai conati, e mai l'Arno gioì come quella sera. E g.c. per tirarmi su mi disse "E mentre vomitavi, ti amava ancora di più" […]

lunedì 28 dicembre 2009

Fosse per loro, solo incontri galanti nei luoghi pubblici.

Dopo il giro relativo (relative tour) odierno mi sento rinata! Rinata perché so di essere a posto per diversi mesi. 
Mi stavo chiedendo, senza relazione con quanto ho detto: dov'è situato il quartier generale dei rosari - intesi come venditori di rose, quelli che pensano e sperano sempre che il tuo amico sia il tuo spasimante, addirittura anelano a fargli cambiare intento - ? Ossia il magazzino, con lo scagnozzo che dà ai subordinati dello Sri-Lanka i mazzi da vendere ai bordellotti in piumino e Timberland? No, credo proprio di essere arrivata alla conclusione che sia ambulante, se esiste. 




Nel bar l'altra sera è venuto con le rose, poi mezz'ora dopo essere uscita lo stesso stava vendendo ombrelli con un ampio gesto di versatilità dato il tempo (io ho precisato che mi trovassi benissimo a ripararmi col giubbotto, grazie. Poi i miei soldi li spendo in altre utili destinazioni). 
Le ipotesi sono tre: 
  1. o è un prestidigitatore che ha trasformato i fiori in ombrelli;
  2. o qualcuno è venuto di corsa a portargli gli ombrelli e ha preso in cambio le rose;
  3. o lui si è recato allo stranamente vicinissimo quartier generale.
Chissà quanto imprecano, e giustamente. Azz me la vuoi comprare una rosa che sia una, maledetto frequentatore di posti a pagamento, anche se te la tieni per te


A dirla tutta non so perché abbia parlato di loro, e a quest'ora, in cui per coerenza verso i miei amici dovrei già dormire visto che No no è tardi vi saluto, e mi dispiace dipingerli con colori così sgargianti, ma d'altronde è così che dimostrano la loro rispettabile professionalità. 
I venditori illegali di romanticismo rifiutato.
No grazie, veramente. No grazie, niente rose stasera non abbiamo spicci.


Un applauso a voi, je vous kiffe.

martedì 22 dicembre 2009

Non si lamenti la Salani, ora che ha rimpinzato il suo tesoro alla Gringott.

È con immenso piacere che vengo qui ad annunciare che dopo quasi quattro lunghi mesi FINALMENTE ho finito di leggere l'eptalogia di Hewlett Packard. No: non sperate che smetta di parlarne. Sie, troppo facile. Sono così propensa alle ossessioni che ci vorrà del tempo, e dovrete avere pazienza.
Colgo l'occasione per dare dell'imbroglione farabutto a chiunque avesse cercato di svelarmene il finale - peraltro con versioni errate.

Ma volevo allegare anche un simpatico aneddoto degli ultimi due giorni. 
Come molti di voi sapranno, ho condiviso la lettura potteriana con mio padre, il quale si è appassionato quanto me alla storia del maghetto, al suo coraggio e alle sue sfighe. Ma cosa non fa l'insonnia! Jeri verso le cinque e mezza del mattino qualcosa mi ha svegliato. Tutto era bujo intorno, tranne una piccola luce concentrata. Ho pensato "Cazzo, un ladro!". Poi questi ha parlato: "Sono io!" - Il mi' babbo con la torcia. "Dov'è???" "Che cosa, babbo" "Niente, l'ho trovato". E mi ha così sottratto la copia che avevo lasciato sul comodino (credo che ci siamo lasciati trasportare dalla narrazione, manco fosse un cimelio protetto da un basilisco a tre teste).  Poi mi alzo alla mia ora, tutto regolare, lo incontro in cucina e gli chiedo se per caso mi fossi solo immaginata l'incursione in camera. Lui ha accennato un sorrisetto compiaciuto e mi dice "Sì. Dopo che la tu' mamma s'è alzata non sono riuscito più a dormire". 
Bene. Passa la giornata, lavoro, bubu, baba, neve, che freddo che fa, continuo la lettura, si cena, si guarda un film. Poi ecco: prima di dormire riesco a finire il settimo ed ultimo volume. Hurrah, eeeeeee soddisfazione, ecc. ecc.  Non ripongo il libro sul comodino, ma accanto ai suoi sei fratelli in libreria: che riposi in pace. Poi zacchete, mi sono addormentata. 
Stamattina ho aperto gli occhi e ho visto il comodino vuoto, ho pensato Maremma quello sarà venuto a rubarlo anche stanotte?! Poi un guizzo di lucidità mi ha fatto ricordare che l'avevo messo via la sera prima, che era logico non fosse lì. Accendo la luce - la libreria ospitava un buco che avrebbe potuto contenere circa 697 pagine, accanto a un certo Harry Potter e il Principe Mezzosangue. E poi uno si chiede ancora cosa ci trovi.

domenica 20 dicembre 2009

Ajutati che Dio t'ajuta.

Per l'autorità da me a me concessa dichiaro ufficiale nell'italiano scritto la reintroduzione della "j" (pronunciata singolarmente i lunga o jota e non gei, grazie) intervocalica, almeno in questo inutile e sconosciuto spazio dell'etere.
Perché? Perché scegliere questo argomento apparentemente fuori luogo e da pusillanime ignara dei reali problemi mondiali? Perché fare una scelta simile in tempi in cui si potrebbe discutere di statuette ematofere e di tutto quello che comportano? O del Natale, o della neve? O della crisi, o delle guerre, o dell'ambiente?

Attenzione, vi svelerò un segreto: la reintroduzione della "j" intervocalica è una questione di importanza non sottovalutabile. Così come qualsiasi altra scelta linguistica, che non è MAI innocente né da trascurare. Le lingue possono discriminare, allontanare, descrivere, raccontare fatti comodi e scomodi, insultare, confessare, adulare, mentire, manipolare, rincoglionire, vendere eccetra eccetra. Dopo il corpo, la lingua madre è l'unica cosa che realmente possediamo. Le lingue sono un'arma potentissima e chi non lo pensa o non è sano di mente o è analfabeta - e quindi disarmato. Ed ogni piccola questione che le riguarda è di natura importante e delicata, e la mia ironia assicuro che viene sinceramente meno.

Controllando nell'autorevolissima Wikipedia si scoprono particolari agghiaccianti circa la ghettizzazione di questa lettera, poco considerata anche in campo strettamente scientifico:

La lettera J faceva parte dell'alfabeto italiano, ma fu rimossa nel secondo ottocento. In italiano pochissime parole italiane (jella, jota, fidejussione, juventino....), conservano la J, inoltre essa viene usata in alcuni anglicismi: fino al XIX secolo essa poteva essere usata al posto di I nei dittonghi, per indicare una i geminata finale (-ii), o nei gruppi di più vocali (come nella parola Savoja). Essa viene ancora usata, infine, per rendere il suono [j] che in alcuni dialetti sostituisce la -gl- dell'italiano ufficiale (come nel romanesco ajo per aglio).
Curiosità

(il grassetto è mio)

Ormai relegata alle forme scritte di alcuni dialetti e all'alfabeto fonetico, la semivocale in questione soffre come un fantasma del passato e langue uno spazio dove poter continuare a guardare il lettore con la sua coda elegante di pirandelliana memoria. L'italiano ha subìto trasformazioni che lo hanno reso più semplice ma purtroppo più standardizzato e sicuramente esteticamente meno bello. Tale lettera soccombette alla più banale "i", passe-partout per qualsiasi suono, stridulo come semivocalico.
In un'era dove il progresso corrode i cervelli - anche se questa idea ce la portiamo dietro dalla Rivoluzione Industriale: c'è caso che se andiamo a fare una TAC si scopre che la nostra scatola cranica è vuota e si stava meglio quando si stava peggio -, ecco da parte mia un flebile segno di maestria grafica che viene dagli anni che furono. Perché una volta tanto si possa decidere cosa è giusto e cosa no, in maniera del tutto arbitraria (non dimentico lo slogan Diamo potere ai singoli parlanti).
Un nuovo punto di partenza, che potrebbe spazzar via tutte queste i, da qualcuno sbandierate a trio (la i come simbolo di una certa tendenza di progresso puzzolente, internet, inglese, industria), così deboli, così abusate, così magre e stantie.
Ajutati, che Dio t'ajuta.

venerdì 11 dicembre 2009

Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale dopo avere viaggiato dentro il sonno, e si finisce con una messa in piega

Che notte orripilante. Mi ha svegliato il tremolìo della tenda e soprattutto il bacio sulla guancia di mia madre.
Ho sognato un labirintico girigogolo di figure, fra cui case già viste ma modulate nelle forme e nei colori dalla mia immaginazione e persone che conosco e che non avevo mai sognato. Immagini molto squillanti, quasi criardes, come se volessero trasportare con sé un significato profondo.
Lo so che avevo cenato cibo multietnico senza però che mi fossero toccate le samosas - a detta di alcuni fortunatamente non erano buone - e che per digerirlo dovevo chiamare il vicinato a dire il rosario; ma nella mia mente affiora comunque l'unico, vivido, ricordo che ero al Merdone (per i non avvezzi: il Mc Donald's) in compagnia di due inglesi conosciuti in Erasmus. Ero in fila con J., in mano un vassoio rosso, al tavolo c'era A. che urlava qualcosa, il mio punto di vista faceva in modo che mi trovassi contemporaneamente in compagnia di entrambi anche se erano lontani. Servivano tipo a mensa pasta con la pancetta dall'aspetto orribile. Spiegavo a J. che faceva schifo, che non bisognasse mangiarla, senza raggiungere risultati soddisfacenti. Non so se poi l'ho presa anch'io. Lei mi sembrava più brutta del solito, aveva i denti particolarmente sporgenti, pareva un roditore malvagio. Lui invece era diventato di punto in bianco scortese, maligno, arrogante, quasi manesco.
Il tutto steccava perché ci parlavo in spagnolo.

E mentre i chitarrini risuonano alle mie orecchie, baldanzosamente lascio questa occupazione per recarmi da Parrucchiera Susanna che ha un posto libero alle diciassette e trenta.




Um mestre do verso, de olhar destemido,
disse uma vez, com certa ironia :

“Se lágrima fosse de pedra
eu choraria”
E eu, Boca, como sempre perdido
Bêbado de sambas e outros sonhos
Choro a lágrima comum,
Que todos choram
Embora não tenha, nessas horas,
Saudade do passado, remorso
Ou mágoas menores
Meu choro, Boca,
Dolente, por questão de estilo,
É chula quase raiada
Solo espontâneo e rude 
De um samba nunca terminado
Um rio de murmúrios da memória
De meus olhos, e quando aflora
Serve, antes de tudo,
Para aliviar o peso das palavras
Que ninguém é de pedra


Paulinho da Viola

martedì 8 dicembre 2009

Deuxième Poème TG 5

Commenta così il Presidente:
"Il segretario di Stato Vaticano
Sottolinea il ruolo della Chiesa...".
[bisbigli]
Avrei gradito che qualcuno parlasse dei milanesi, dei nostri santi e dei nostri poveretti,
Tutti i neoteologi spuntati nelle ultime ore.
L'ultimo decennio è stato il più caldo degli ultimi 160 anni.
La possibilità di un futuro per le prossime generazioni:
Nella capitale danese
Il 2009 si classifica tra i dieci anni più caldi;
L'ottimismo che regnava ieri.
Ma è dall'Europa che arriva la doccia fredda
Un accordo, sì
Capofila dei coraggiosi
Entro il 2020.
Per sostenere l'economia:
Utilizzare i fondi che sono stati risparmiati
Creare nuovi posti di lavoro
Oggi a Bagdad.
Attentati che sono stati fatti in serie
Le autorità irachene non hanno dubbi, si è trattato di Al Qaeda
Seminando terrore e morte:
L'università e poi il ministero del lavoro,
Tanti studenti,
I terroristi stranieri.
Fra le diverse comunità religiose del paese
Sono morte oltre 250 persone.
"L'ho strangolata perché mi ha respinto"
A vent'anni non si può fare una fine così,
Nessuno avrebbe mai pensato ad un epilogo del genere.
Un amico che conosceva e frequentava da più di due anni
Era intenzionato a chiederle qualcosa di più
Così, imboccando questa stradina isolata
Le ha stretto le mani intorno al collo e l'ha strangolata
In questo punto ha fermato la macchina e ha scaricato la ragazza per terra
Troppi punti del suo racconto vacillavano
È crollato e ha confessato
Solo perché lo aveva rifiutato
Lo hanno ritrovato senza vita
Vicino al finestrino
Vestito in abiti eleganti, senza bagagli né documenti
Tagli che l'uomo sembra abbia tentato di tamponarsi da solo
Gambe accavallate, testa china
Un mistero per ora inspiegabile
Non si esclude che possa esser stato vittima di un'aggressione
Perché viaggiava privo di qualsiasi documento?
L'esame delle impronte digitali
Per una fuga di gas
Tutti i particolari di questa tragica vicenda:
C'era troppo fumo, il fumo era nero e denso
Prima l'esplosione
Poi l'incendio
"Ho dovuto rinunciare"
Eh, pieno di macerie...
Ex consigliere comunale.
Pochi giorni dopo essere venuta alla luce
Nata su una sedia
Dopo la denuncia
La magistratura ha aperto l'inchiesta
Parallelamente
In questa tragedia
Le si sono rotte le acque
L'uomo bussa disperatamente
Per tagliare il cordone ombelicale
La donna si accorge:
Una gravissima infezione.
Ma la storia che adesso sentirete
Davvero sembra incredibile
Che la giustizia in Italia sia lenta non lo scopriamo certo oggi
Nelle pattumiere del sud
97 indagati:
Inquietante.
Residui industriali
A pochi passi da campi coltivati.
48 uomini, 11 donne
L'iniziativa che era già stata sperimentata potrebbe diventare sistematica
A gennaio per le tariffe del metano.
L'ultima parola spetta comunque all'Authority dell'energia.
Un riconoscimento importante,
Questo servirà a proteggerla dai falsi,
Una grande battaglia vinta dall'Italia:
Il pelato di Sammarzano dop
Questa è la mozzarella di bufala della Campania
In arrivo per la pizza verace
Con caratteristiche specifiche per l'impasto
Ma anche la manualità, la parte artigianale
I tempi di cottura, tutte particolarità che non possono essere copiate.
Difendere la nostra tradizione
Il grano tenero
Festeggiare questo grande evento:
La pizza margherita compie 120 anni.
Un'asta di quadri
Alcuni dei quali di grande valore.
In queste ore sulle strade il traffico è molto forte
Sono quasi tutti in coda
Che scendono dalle montagne
Intorno a Firenze.
Il ponte comunque è andato bene
Ha reso felici gli albergatori, gli hotel si sono riempiti al 70%.
Da domani però tutti al lavoro
Sul centro-sud
Da Cortina
Una vendita di ski-pass del 15% in più rispetto all'anno scorso
Tutto quello che si può fare su questa neve.
Si intrecciano le tradizioni di Napoli e Salisburgo
Sia l'albero che il presepe
Sostanzialmente:
La pace natalizia
Indossando l'antico mantello nero che si indossava nel '700 a Venezia
In epoca di piumini e di giubbotti
Con un vino novello e anche belle poesie.
Giocattoli di una volta
Come il trenino, la trottola, il Meccano
"Sto cercando i giochi un po' intelligenti"
A forma di animali
Sembrano tornare dal passato
E quindi sanno quello che vanno a proporre ai loro figli,
C'è una tendenza a voler consolidare il nucleo familiare.
Trenta odori per scoprire il mondo anche dal punto di vista olfattivo
Nelle cantine, nelle soffitte.
Ci sono tante altre cose
Senza valore
Anche molto alto:
Coperchio di una botte,
Dei buchi, "penso siano proprio spari
Di casa di mio padre
Stanno qui in cantina
Mi rendo conto
Sono un ricordo
Non solo scarti polverosi
Non lo so" difficile fare una stima
Ammonterebbero a cifre da capogiro
I rigattieri.
Orologi, mobili, dove li rimedia?
Troviamo delle cose in cantina
Del '700
Cyclettes della nonna
Sono ricordi importantissimi
"C'ho passato intere giornate con i miei amici dopo la scuola".
Ma ci sono anche i canti natalizi rifatti da Andrea Bocelli
Oh what fun it is to ride in a one horse open sleigh
In America
Spopolano nelle classifiche
Christmas in the heart.
Buona serata a tutti.

domenica 6 dicembre 2009

martedì 1 dicembre 2009

Camminando te ne vai

Mi ha sempre affascinato la caratteristica della singolarità degli individui: ognuno ha una piccola visione del mondo irripetibile e un punto di vista che mai potremo sperimentare, se non mediante il sogno. Sento una eco:
"Se il Sogno ed il Vero si equivalgono, nel momento stesso in cui sogniamo la vita di terzi, noi viviamo effettivamente quell'altra vita.
Considerato ciò:
· Siamo in grado di sognare e quindi ugualmente vivere invero chi vogliamo ed essere contemporaneamente il capo di chiunque. Questa prospettiva ci permetterebbe potenzialmente di conquistare il mondo, se non altro nel caso in cui considerassimo il termine capo nella sua accezione banale. 
·  Allo stesso modo, qualunque altro essere penZante può sognare e vivere la nostra vita, che non sarà mai la nostra, ma la sua, sarà una verità nel suo capo. Ma essendosi questo individuo avvalso del PenZiero e del Sogno per intraprendere quest'impresa gli spetta il Vero e a noi ci tocca sottoscrivere."

Eco che è restata solo un progetto, e qui un po' campata in aria, o areata in campo, almeno per i lettori, ma non certo per gli autori.

La vita ti trascina e capita meno di frequente di fare dei giri mentali su questo argomento, che ci è comunque tanto caro, da perderci le serate.
Anzi, sembra imporsi non senza vergogna la convinzione che tutti la pensino esattamente come te, perdendo del tutto la moltitudine dei modi di pensare, di reagire, di vivere, in una parola.
Tuttavia torna in auge, inesorabile, quando in piedi, sola, vedo delle macchine passare per un po' di tempo. Di norma accade in un momento di attesa, dove i tuoi pensieri si disperdono e devono ritrovare la via di casa.

Succede perché è più visibile l'idea del viaggiare su questa terra in un contenitore a noi visibile, un microcosmo privato, quasi una casetta, dalla forma più definita.
Il corpo è la scatola che contiene i nostri pensieri, il nostro mondo, e l'auto è la scatola che contiene il conducente che a sua volta contiene il suo piccolo mondo. Ti soffermi, e tutti quei mezzi busti che sembrano muoversi da soli per mezzo di una forza invisibile portano all'idea che non siano tante code dell'occhio che si susseguono, ma persone che stanno andando da qualche parte per dei motivi sconosciuti, e hanno reti di conoscenze di individui a te ignoti ma che fra di sé si conoscono. E da lì si spazia...
Quando si girano a guardarti sai di essere solo un cameo in un istante dimenticato nel corso della loro giornata, e il cameo in questione per conto suo si arrovella per risolvere i propri grattacapi o godersi qualche scintilla di gioia, e si sente un essere perfettamente pensante, non un elemento di decoro come possono essere le macchine, i cestini, i passanti in un momento di stand-by del giorno.
Ed è in questo momento che, da cameo, riesci a ridimensionare i tuoi problemi o presunti tali: a volte fa piacere far parte dell'arredamento.



Auguro a tutti quelli a testa china di trovare lungo il loro cammino un biglietto da cinquanta euro.