martedì 1 dicembre 2009

Camminando te ne vai

Mi ha sempre affascinato la caratteristica della singolarità degli individui: ognuno ha una piccola visione del mondo irripetibile e un punto di vista che mai potremo sperimentare, se non mediante il sogno. Sento una eco:
"Se il Sogno ed il Vero si equivalgono, nel momento stesso in cui sogniamo la vita di terzi, noi viviamo effettivamente quell'altra vita.
Considerato ciò:
· Siamo in grado di sognare e quindi ugualmente vivere invero chi vogliamo ed essere contemporaneamente il capo di chiunque. Questa prospettiva ci permetterebbe potenzialmente di conquistare il mondo, se non altro nel caso in cui considerassimo il termine capo nella sua accezione banale. 
·  Allo stesso modo, qualunque altro essere penZante può sognare e vivere la nostra vita, che non sarà mai la nostra, ma la sua, sarà una verità nel suo capo. Ma essendosi questo individuo avvalso del PenZiero e del Sogno per intraprendere quest'impresa gli spetta il Vero e a noi ci tocca sottoscrivere."

Eco che è restata solo un progetto, e qui un po' campata in aria, o areata in campo, almeno per i lettori, ma non certo per gli autori.

La vita ti trascina e capita meno di frequente di fare dei giri mentali su questo argomento, che ci è comunque tanto caro, da perderci le serate.
Anzi, sembra imporsi non senza vergogna la convinzione che tutti la pensino esattamente come te, perdendo del tutto la moltitudine dei modi di pensare, di reagire, di vivere, in una parola.
Tuttavia torna in auge, inesorabile, quando in piedi, sola, vedo delle macchine passare per un po' di tempo. Di norma accade in un momento di attesa, dove i tuoi pensieri si disperdono e devono ritrovare la via di casa.

Succede perché è più visibile l'idea del viaggiare su questa terra in un contenitore a noi visibile, un microcosmo privato, quasi una casetta, dalla forma più definita.
Il corpo è la scatola che contiene i nostri pensieri, il nostro mondo, e l'auto è la scatola che contiene il conducente che a sua volta contiene il suo piccolo mondo. Ti soffermi, e tutti quei mezzi busti che sembrano muoversi da soli per mezzo di una forza invisibile portano all'idea che non siano tante code dell'occhio che si susseguono, ma persone che stanno andando da qualche parte per dei motivi sconosciuti, e hanno reti di conoscenze di individui a te ignoti ma che fra di sé si conoscono. E da lì si spazia...
Quando si girano a guardarti sai di essere solo un cameo in un istante dimenticato nel corso della loro giornata, e il cameo in questione per conto suo si arrovella per risolvere i propri grattacapi o godersi qualche scintilla di gioia, e si sente un essere perfettamente pensante, non un elemento di decoro come possono essere le macchine, i cestini, i passanti in un momento di stand-by del giorno.
Ed è in questo momento che, da cameo, riesci a ridimensionare i tuoi problemi o presunti tali: a volte fa piacere far parte dell'arredamento.



Auguro a tutti quelli a testa china di trovare lungo il loro cammino un biglietto da cinquanta euro.

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