giovedì 20 settembre 2012

Vous voyez la B.U.

- "Buongiorno... se uno ha perso il tesserino universitario per la seconda volta, per i prestiti come fa?"
- "Basta che mi dai un documento d'identità! Se sei iscritta vale lo stesso. Ad ogni modo ora ti faccio un foglio come surrogato del tesserino, ok?"
- "Sì, grazie! Allora basta il docum..."
- "NON MI DARE DEL LEI!"

Ho sempre parlato alla terza persona


sabato 8 settembre 2012

Ça t'amuse

© Frontierenews
Si sta spargendo la voce dell'apertura di questo nuovo ristorante fiorentino dal nome che farà ridere i più, "L'è maiala!", in cui i proprietari accettano di essere pagati con il baratto. Quindi uno arriva e si mette d'accordo offrendo artigianato o materie prime dell'orto, o in casi estremi, si può pagare anche a soldi. Il nome dell'osteria significa "È dura!" e vuole venire incontro ai cittadini in tempo di crisi.
Ecco, io dopo un primo momento in cui m'è venuto da sorridere trovandola un'idea originale, penso in fin dei conti di non metterci mai piede in vita mia.
Le ragioni di questo boicottaggio sono molteplici. Innanzitutto con questa iniziativa sembra che andare al ristorante sia una necessità primaria. I soldi scarseggiano e ti pago con un mobile di casa: è giusto nei confronti di chi la miseria la vive per davvero? Inoltre, mi dico, se uno non si può permettere il ristorante, se ne sta a casa sua. La clientela si presume sarà dunque popolata da curiosi, curiosi del ristorante e della povertà. Quindi è tutta una messa in scena, una ricca presa per i fondelli di chi si vergognerebbe realmente di vendere le proprie cose per mangiare. E poi, ma sì! Fregiamoci di un'ennesima involuzione mascherata da operazione progressista. Trattasi invece di sciacallaggio bello e buono, una goduriosa operazione di marketing che specula sulle presunte tasche sempre meno piene della gente. Gente che, ripeto, se le tasche ce le ha vuote di certo non va all'è majala ma l'è majala! lo dice a casa sua.