martedì 27 gennaio 2009

Ricrediti.

"E invece no
Invece mi dicono:
"Che bel posto hai
Sei più bella di Marylin
...o di Evelyn?


...Non ricordo più".

lunedì 26 gennaio 2009

Una volta per tutte

Abbiamo delle idee --> La morte è un'idea
In caso di morte --> La morte si suicida

Stasera mi sono permessa di tradurre

© La Révolution Surréaliste n°2, 15/01/1925

INCHIESTA

Si vive, si muore. Che ruolo svolge la volontà in tutto ciò? Sembra che ci si uccida come si sogna. Non è una questione morale che poniamo:

IL SUICIDIO È UNA SOLUZIONE?

Non brillano per intelligenza i nostri contemporanei, ma loro malgrado sentono sempre il bisogno di fare riferimento a questa facoltà. Non vi è nulla di più confusionario dell'uomo: fategli una domanda, risponderà ad un'altra, o inizierà facendo il processo a quella domanda. Avevamo noi il diritto di domandare se il suicidio è una soluzione? Direte, Signori.
Sembra, stando a quanto dice quel buffone di Jammes, che porre la questione del suicidio significhi risolverla, che domandare se il suicidio porti la tregua all'uomo in mezzo alle immense disgrazie che lo sopraffanno sia lasciargli intravedere quel sollievo finale e quindi spingervelo. Ci uccideremmo in massa se solo vi riflettessimo. Ecco cosa permette a quel cinquantenne di farci la ramanzina. Ma, mio caro candidato all'Accademia, se il suicidio è una soluzione, ci saremmo glorificati di avervi spinto tutti quanti, se lo avessimo creduto anche solo un po'. Se non è questo il caso, che cos'è allora questa diceria eroica, questo alone leggendario che gli vogliamo lasciare intorno? Del resto, sembra questa una buona occasione per prendersi le proprie responsabilità. È vero che non indietreggeremo mai di fronte alle conseguenze del pensiero, e che lasceremo agli ipocriti la ridicola mania di eludere i problemi.




(I surrealisti avevano proposto il sogno, io ne ho preso atto. Ma sono giunta alla piccolissima conclusione che non esista soluzione. Perciò è necessario, categorico, definitivo, vivere la vita che si ha, che non possiede soluzione alcuna, nel migliore dei modi. Positivamente, per usare una parola cara al mio ideoletto. Completamente inutile cercare soluzioni in dimensioni parallele e comunque momentanee e fuorvianti né nella sua completa cessazione che azzera perfino la coscienza di rifuggere dalle disgrazie. Ma non è così facile, soprattutto quando si possiede una fervida immaginazione ed un vizio troppo abusato di valutare tutti i punti di vista delle questioni, e mai, o quasi, il proprio. Si desidera, soprattutto, poggiare la testa sul cuscino ed avere, per una volta, un pensiero felice. Ed è capitato, la disperazione è lontana.)

Come dice il mi' babbo:

Non si può per una mela marcia buttare tutto il paniere.

domenica 25 gennaio 2009

What's the buZZ?

Look at your blank faces: my name will mean nothing ten minutes after I'm dead.


© P. Klee
Cut out the dramatics, you know very well who.

venerdì 23 gennaio 2009

Chemin

Sento di non aver più domattina la lucidità attuale. Camminando, mi son detta che sarei potuta diventare pazza e sarebbe stato lo stesso.

giovedì 22 gennaio 2009

Dovevo farlo.

"[…]
Torna a casa è tardi e sei bambina
L'amore è meglio se lo sognerai in cucina
L'amore è una parola non dirla più.
[…]
Lascia stare hai tempo non c'è fretta
L'amore è breve fumo di una sigaretta
L'amore non serve a niente alla tua età."


(Ma sti ca'!)

AZione?

À quoi bon andare al cinema se posso comodamente fare film con la mia testa?
Tutte storie verosimili, dove fatti e riferimenti a luoghi e persone non sono del tutto casuali. Dove la finzione parte da fatti realmente accaduti e si snoda senza mai esagerare. Perché anche nei miei film non esagero, e me ne pento, perché potrei farlo ma qui come là mi trattengo, per rifugiarmi ancora nell'altrui mitizzazione, ricerca di cecità. E mi rifugio nelle false conclusioni, film dove non c'è né lieto fine né finale tragico, quelli a voi l'epilogo. Riesco in questo frangente a darmi un limite, a vedere in un certo senso dove è bene smettere e a capire il tutto sotto un punto di vista che non sfori il "potrebbe accadere". Ci metto solo un po' più di speranza, mi dò un'altra possibilità, la dò agli altri, facendo finta di nulla. Inconcludenza qui, inconcludenza nella finzione, inconcludenza e basta. Anche se cerco di dare svolte alla mia vita voglio sempre credere che ci sia un fato avverso, prendendomi ancora in giro. Le vocine dentro di me le ascolto e non penso che dicano stupidaggini, per questo sono nervosa, perché conosco la verità e la tengo chiusa in un barattolo. Non mi resta che attaccare qualche altro poster.
Potrei chiedere autografi agli attori delle mie pellicole, e rivendermeli, sarebbe un'idea: ci spenderei un sacco di soldi, ma li riprenderei tutti.
Fare il regista è davvero un brutto mestiere, sempre col megafono in mano e quella ridicola sediolina. Però sul set ti portano il caffè, unica consolazione.

Il me paraît que tout acte porte en lui-même sa justification.

martedì 20 gennaio 2009