domenica 28 febbraio 2010

Ne vous assoyez pas s.v.p.

Siccome non ho altro modo per gridarlo al mondo, volevo solo rinfacciare a chi ha modificato dentro al museo il cartello multilingue di monito da me forgiato anni fa affinché nessuno si sedesse sull'antichità delle sedie che il verbo s'asseoir ha due forme perfettamente riconosciute dall'Académie Française. Modificare con quella pennaccia blu a sfera la O tracciandovi una E è stato un affronto e spero che gli spunzoni della E majuscola stanotte ti pungano e ti ricordino che:

Impératif
Presént
assieds/assois
asseyons/assoyons
asseyez/assoyez

No, visto che è stato un atto di saccenza, mi sembra giusto rispondere così, fra l'altro argomentando le mie ragioni. Ma come ti permetti? Vai a scrivere nei bagni! Già uno per dare un'aura di prestigio alla faccenda si sforza, se poi arrivi e scarabocchi - peraltro sbagliando -, non è accettabile. Perché mi puoi riprendere su quello che ti pare, ma non di certo su questo.
E ora cari miei che mi conoscete di persona, non fatemela lunga per averlo puntualizzato.

venerdì 26 febbraio 2010

Sencillamente.

Incombe cupa sull'allegria
Una mestizia di pioggia e rintocchi di campana.
Tentativi di bellezza
Un bicchiere di vino in compagnia
Si gusta ma accanto si parla di tristezza
E di quanto la vita sia vana.

domenica 21 febbraio 2010

Sergent Pepon's Lonely Hearts Club Band

© 9gag.com
Allora c'era quello alla fisarmonica che rubicondo faceva guaire il suo strumento a colpi d'aria tridimensionale
C'era il raffreddato al clarinetto e il rospo al trombone
Poi c'era quello al chitarrino teso come una corda di violino perché era la sua prima esibizione
C'era anche quello alle percussioni con le mani callose e un cappello storto che si sentiva al centro dell'attenzione
Quello al contrabbasso faceva poco fracasso, stava in fondo alla brigata e mentalmente piangeva suonando una serenata
Il cantante, quello, gli occhi sul pubblico esultante, si sentiva quantomai affascinante.
In fondo in fondo, in sordina, c'era il ding ding del triangolista, si sentiva un po' inutile ma lo spettacolo sarebbe stato un fiasco senza la sua bacchettina.

giovedì 18 febbraio 2010

Questa canzone, la amo.

Si può fare di più senza essere eroi, ma un intervallo musicale ogni tanto ci vuole.
Questa canzone fa subito star meglio, dà quella sana malinconia di sapere di essere in vita, e la ascolto a cicli che si ripetono.
Il cantante è Grand Corps Malade, porino, ha avuto un incidente da piccolo e si ritrova azzoppato, nonché originario della banlieue parigina. 
A parte il rap, qui è nato il genere a metà fra la musica e la poesia di cui è divenuto il maggiore esponente, lo slam. Che io ovviamente apprezzo e ripropongo. Io voglio bene a Grand Corps Malade, ma sul serio.



Le jour se lève sur notre grisaille, sur les trottoirs de nos ruelles et sur nos tours 
Le jour se lève sur notre envie de vous faire comprendre à tous que c’est à notre tour
D’assumer nos rêves, d’en récolter la sève pour les graver dans chaque mur de pierre
Le jour se lève et même si ça brûles les yeux, on ouvrira grand nos paupières
Il a fait nuit trop longtemps et avancer sans lumière nous a souvent fait tâtonner 

Personne à pardonner, si on est là aujourd’hui c’est juste qu’on a pas abandonné
On a cherché la lueur de l’aube en sachant qu’elle avait la couleur de l’espoir
On s’est armé de nos stylos pour écrire nous-mêmes la suite de toute cette histoire
Le jour se lève, sort de sa grève, c’est grave à quel point la nuit a été agitée
On en a de belles à raconter même si j’imagine que ça sera sûrement loin de tes JT
Le soleil éclaire notre papier qu’on avait gratté dans l’ombre pendant toute la nuit
La chaleur fait couler l’encre, nos mots quittent nos cahiers, nos voix sortent de l’ennui
Alors nous allons prendre la parole, monter sur scène pour un moment, j’espère que t’en as conscience
Finies la patience et la méfiance, on s’offre simplement avec l’écriture une renaissance
Le jour se lève et son glaive de lave nous lave des peines et douleurs du passé
Notre avenir est lancé… tu nous écouteras et diras franchement ce que t’en as pensé
Le jour se lève et la joie se livre, la soif se lit sur nos lèvres, tu devrais nous suivre
Si notre heure est brève, nous allons quand même la vivre, nous ne sommes pas bons élèves mais l’envie nous enivre
Alors à ton tour ouvre les yeux, approche-toi et observe avec curiosité
Le souffle et l’enthousiasme d’une brigade de poètes sortis tout droit de l’obscurité
Ne prends pas ça pour de l’arrogance mais on sent que c’est notre heure et ça fait du bien
Notre passion va nous nourrir et je vais retrouver le sourire dans le regard de tous les miens
Le jour se lève, on le doit peut-être qu’à nous et quand je dis ça, c’est pas juste une métaphore
Le jour se lève et si ça se trouve, c’est uniquement parce qu’on l’a espéré assez fort
Le jour se lève sur notre grisaille, sur les trottoirs de nos ruelles et sur nos tours
Le jour se lève sur notre envie de vous faire comprendre à tous que c’est à notre tour
Notre futur est incertain, c’est vrai que ces deux mots là vont toujours de paire
Mais notre jour s’est bien levé, dorénavant il sera difficile de nous faire taire. 


Si fa giorno sul nostro grigiore, sui marciapiedi dei vicoli e sulle torri
Si fa giorno sulla nostra voglia di far capire a tutti che tocca a noi
Fare fronte ai nostri sogni, raccoglierne la linfa per scolpirli su ogni muro di pietra
Si fa giorno e anche se fa bruciare gli occhi, spalancheremo le palpebre
Ha fatto buio per troppo tempo e andare avanti senza luce ci ha spesso fatto brancolare
Nessuno da perdonare, se siamo qui oggi è solo che non abbiamo lasciato perdere
Abbiamo cercato il chiarore dell'alba sapendo che aveva il colore della speranza
Ci siamo armati di penna per scrivere noi stessi il seguito di tutta questa storia
Si fa giorno, finisce lo sciopero del sole, è grave fino a che punto la notte è stata agitata
Ne abbiamo di belle da raccontare anche se immagino che sarà sicuramente lontano dai tuoi TG 
Il sole illumina la carta che abbiamo grattato nell'ombra per tutta la notte
Il calore fa colare l'inchiostro, le nostre parole escono dai quaderni, le nostre voci escono dalla noia
Allora prenderemo la parola, andremo in scena un momento, spero che tu ne sia cosciente
Finite la pazienza e la diffidenza, ci offriamo semplicemente con la scrittura una rinascita 
Si fa giorno e la sua spada di lava ci lava dalle pene e dai dolori del passato
Il nostro futuro ha preso il via... ci ascolterai e dirai sinceramente che cosa ne hai pensato
Si fa giorno e la gioia si libera, la sete si legge sulle nostre labbra, dovresti seguirci
Se la nostra ora è breve la vivremo lo stesso, non siamo buoni alunni ma la voglia ci inebria
Allora a tua volta apri gli occhi, avvicinati e osserva con curiosità
Il respiro e l'entusiasmo di una brigata di poeti usciti dritti dritti dall'oscurità
Non prenderla per arroganza ma sentiamo che è il nostro momento e ci sentiamo riavere
La nostra passione ci nutrirà e ritroverò il sorriso nello sguardo di tutti i cari
Si fa giorno, forse lo dobbiamo solo a noi stessi e quando lo dico, non è soltanto una metafora
Si fa giorno e se succede, è unicamente perché lo abbiamo sperato con abbastanza energia
Si fa giorno sul nostro grigiore, sui marciapiedi dei vicoli e sulle torri
Si fa giorno sulla nostra voglia di far capire a tutti che tocca a noi
Il nostro futuro è incerto, è vero che queste due parole vanno sempre in coppia 
Ma si è fatto proprio il nostro giorno, d'ora in avanti sarà difficile farci tacere.


domenica 14 febbraio 2010

C'è tutto tranne la frase

Cosa ho letto scusa? Che bella frase, musicalmente perfetta. Ponente, esistente, aspetta. Aspetta aspetta la voglio segnare. Dev'essere il sonno che produce associazioni così perfette. Ecco segnata, fatto. Due righe eccezionali. Ah ma quindi mi sono resa conto di sognare. Devo essere sul punto di svegliarmi. No no aspetta, vabbè - tanto l'ho segnata. No, disdetta, avevo solo sognato di annotarla ma ce la posso fare lo stesso ma questi cuscini ho dormito tutta la notte così? Mi sembra di stare in piedi. Aspetta aspetta non aprire gli occhi - aperti ma tanto me la ricordo, come faceva ponente, esistente ente boh non so neanche dov'è il foglio più vicino. Perduta. Sono stati i cuscini a distrarmi. I cuscini.

Il sogno è superiore allo stato vigile - esiste a prescindere - lascia un biglietto e dice di essere passato, senza specificare le intenzioni.

domenica 7 febbraio 2010

Impariamo insieme... IL FINLANDESE

La lingua finlandese, per noi neolatini, non è poi così difficile. Dopo andare ad abitare in Finlandia, il metodo più semplice per imparare questa meravigliosa lingua prevede dei trucchetti che stupiranno anche i più scettici.
I collegamenti con la lingua latina si ritrovano già con la dominazione del re svedese Eric del 1154, grande amico del Papa e possessore di una casa delle vacanze all'Isola d'Elba. 
Perciò - anche se il fenomeno è passato perlopiù inosservato - l'italiano ed il finlandese sono strettamente imparentati, proprio per volere di Eric. Senza nessuna disposizione monarchica, parlare italiano era comunque sintomo di prestigio, e il popolo accettò di buon grado la scalata sociale e la vicinanza alla corte; anche da lontano.

Difatti - non stupitevi adesso! - è sufficiente per farsi capire ad Helsinki e in tutta la regione meridionale (ma non in Lapponia dove sono rimaste comunità sami tagliate fuori da questo mutamento linguistico) aggiungere alle parole che già possedete in italiano:
  • dopo la "e"e la "a": -kkë / -kkä
  • dopo la "i" e la "o" e la "u": -ppi/ -ppo/ -ppu

Quindi. Per dire "Dov'è la stazione?" in finlandese sarà: "Doppovekkë ekkë lakkä stakkäzippiopponekkë?" e così via.

Adesso non resta che fare le valigie.

venerdì 5 febbraio 2010

Non la solita conversaZione telefonica

- "Ti dico una cosa, però non ti incazzare..."
- "Mamma, dimmi"
- "Ieri ho provato a chiamare e ho trovato la linea libera, ti ho segnato ai casting di Chi vuol esser milionario...ora però non ti incazzare. Ti dispiace?"
- "Cheeee?? Ma come t'è venuto in mente??"
- "Scusa secondo me vinceresti qualcosa, te l'ho sempre detto...perché ventimila euro non ti piacerebbero?"
- "Ma non è questione di soldi, è che come fai ad andare a fare una cosa del genere? Voglio dire, che figura scusa! Una vita rovinata da un quiz! Mi' quella è quella che è andata da Gerry Scotti"
- "E che ha?"
- "Come che ha! Ma scusa, perché non ci mandi il babbo"
- "Eh lui non ha voluto quando dovevo dire chi segnare lui era lì a fare NO NO NO"
- "Io invece sì eh"
- "Eh tu non c'eri e non hai potuto dire niente"
- "Grazie! Ora segna anche lui a tradimento così si va insieme a fare il casting"
- "Vai. Com'era il numero, Mario?"


NêZ e sua madre, 05/02/2010