martedì 2 giugno 2009

Stucchevolezza

Lo stucco: una patina che va sopra una crepa, uno sfregio, provocato volontariamente o per accidente su un muro, a coprire il misfatto. Oppure: materiale applicato per decorare una superficie. C'è a chi piace, a chi no. A me, insomma. In ogni caso, sempre di posticcio e superfluo si tratta. Anche il bianchetto è uno stucco da foglio, che mi hanno insegnato a non usare. L’errore c’è stato, dimmi qual è.
Lo stucco svolgerebbe appieno la propria funzione se avesse la capacità di riavvolgere il nastro del tempo fino a un momento prima dell’errore. Mediante il suo utilizzo invece si ottiene un misero effetto trompe-l’œil, buono solo per chi si illude che tutto è ancora impeccabile.
Allo stesso modo le persone stucchevoli (modo carino per nominare i rompicoglioni) sfociano nel superfluo. E sono diventate tali in un dato attimo nel passato, rovinandosi à jamais la reputazione. Il tempo che hanno impiegato per fregiarsi dell'aggettivo "stucchevole" può essere stato più o meno breve, ma il risultato non cambia. Parlano troppo o a vanvera, cercano di riparare una parola in eccesso aggiungendone altre, à n'en plus finir. I loro argomenti di discussione e le loro vedute non ci interessano, il loro umorismo fa piangere di tristezza. La loro vista ci acceca da lontano. Sono persone per noi appunto superflue, che deviano dall'essenziale, e quindi inutili, se mi è concesso.
Il nostro atteggiamento varia da caso a caso. Andiamo per gradi.
  • Ci sono quelli che evitiamo di salutare. Se li vediamo cominciamo a frugare nervosamente nella borsa o ci fermiamo a guardare una vetrina (magari di sanitari). Normalmente il sentimento è reciproco: il soggetto ha bene inteso la nostra antipatia, non desidera di certo conversare con un avversario (avversare?). Di solito non gli piacciamo perché sa di non essere nelle nostre grazie, e magari stravedeva per noi anzitempo.
  • Ci sono quelli a cui sorridiamo a mezza bocca fingendo di avere un'aria affrettata - non mi fermo a parlare non perché mi stai sulle balle, noooo, ma perché ho un saaaacco di commissioni da svolgere, una questione di vita o di morte sai -. Questi macché, di solito non capiscono mai, credono fermamente nella tua fretta. Ti richiamano a gran voce, vogliono parlare con te del tempo, nonostante tutto. Tu devi giustificare la tua andatura, inventandoti impegni inesistenti, o gonfiando gli esistenti.
  • Ci sono quelli infine con cui ti tocca parlare, perché grandi amici / grandi parenti di qualcuno a cui vuoi bene. Quest'ultimo può essere a conoscenza o meno dei tuoi reali sentimenti, ma ciò non toglie l'obbligo alla frequentazione. E tu a morderti la lingua, a stringere i pugni. Un giorno sbotterai, e nessuno capirà che cazzo succede. Andrai da terzi a dire "Madonna c'era anche...oddio non si regge. Ma come farà a stargli simpatico/a...a volte mi vengono i dubbi." Oppure frecciatine a ripetizione, acidità a livelli che il limone va dallo psicologo (sempre però sapientemente stemperate in una dose massiccia di miele). Diamoci una calmata. La loro voce, i loro modi di dire ci irritano. Spesso questi sentimenti sono figli della gelosia, ma nella maggioranza dei casi, no. È tutto vero, sono delle ciofeche, basta, dei semplici imbecilli.
Il peggio che ti può capitare è sentirti trattare tu in prima persona come nell'ultimo caso. Una delizia. Anche perché ci si comporta così con gli imbecilli. Ma io non sono imbecille, è inutile che lo pensiate. Tzè! E lo rivendico con orgoglio. Ma guarda te. Che poi me ne importa ben poco, intendiamoci. Non capita spesso, ma quando succede ci rimango sempre di stucco.
In francese per dire "stucchevole" usano l'aggettivo écœurant. Adatto per qualcosa che "esce dal cuore". Ecco, ecco cos'è. Una volta qualcuno mi disse: "Certo che te sei una persona a cui è proprio impossibile non volere bene. E se qualcuno non ti vuole bene è perché ti odia". Esciopiacere.
P.s.: Qualcuno per caso ha notato la struttura del post? È l'abitudine.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Post bem strutturato!

NêZ ha detto...

Mi rallegro!