Mi sono procurata due versioni di Torna a Surriento, dopo una serata passata insieme ad un gruppo di napoletani e simpatizzanti della partenopeistica. Ad allietare l'atmosfera vari coretti in cerchio fra cui Te si' fatt' 'na vest' scullat'... e O surdat' nnammurat' - confesso: mentre impugnavo un bicchiere, mi sono lasciata struggere.
In seguito avevo proprio voglia di continuare a chiagnere lacrime napulitane, anche qui, seppur a chilometri di distanza dal Golfo, immaginandomi con un babà in mano e nell'altra una salvietta di Pronto legno e parquet mentre lucido il mandolino.
Ma nun me lassa', nun darme stu turmiento! Torna a Surriento, famme campa'!Col cuore smezzato, si dimenticano camorra e spazzatura, si aizzano quegli stereotipi passionali che, se si risvegliano, hanno dopo tutto un fondo di verità. E in effetti ieri in autobus mentre le cuffie risuonavano un virtuoso do di petto non riuscivo ad afferrare la ragione per cui gli altri passeggeri non si stessero strappando i capelli né avessero gli occhi gonfi di pianto. Ma non capivano il dramma di vivere questa vita che ci pone di fronte una serie inesauribile di privazioni?? Mi era nato in petto l'istinto di alzarmi in piedi a pugni stretti e urlare Ma nun meeeee lassààààààààààààààààà...
Turmiento e Surriento, la rima più brividifera del canzoniere. Voglio dire, sfido chiunque ad ascoltare Torna a Surriento e non provare almeno dieci secondi di crepacuore. Visione apocalittica, ognuno se la interpreta come gli pare, e chi non ha voglia di rimembrare storie tristi si vada a far vedere.
Ma oggi mi sono spinta oltre. E ho scoperto con rammarico che questa canzone non è dedicata ad una donna amata, ma al Presidente del Consiglio in carica nel 1902, Giuseppe Zanardelli. Gli veniva chiesto di tornare a Surriento per risanare la situazione catastrofica della città. Che era evidentemente sgarrupata e priva di servizi. Maledetti. Potevate dirlo subito.
Nessun commento:
Posta un commento