sabato 11 aprile 2009

Dai!

enerdì di scherzi temporaleschi, riflessioni sulla vita di fronte a un panino e a un Estathè (la Ferrero ci va giù pesante coi giochi di parole) e di acquisti inutili - la giusta commistione di rutìn e sorprese.

Le solite perle di banalità a cena con i parenti apparenti (ovvero che appaiono una volta all'anno).
Qualcuno gonfia un aneddoto che mi riguarda: lo contraddico, sminuisco.
Arriva, attesa, la solita domanda annuale: "Allora quante lingue parli?", nemmeno si dovesse riempire l'album delle figurine. E si mettono lì a contare sulle dita. Come fossi l'unica. Oddio, forse in famiglia sì. "Dai parlaci in..." ma se avete il satellite a casa, perché non vi sintonizzate ogni tanto su un canale straniero? Sono più convincenti di me. E non hanno capito che c'è passione e voglia di scavare, il curriculum non c'entra.

Per fortuna quasi più nessuno ha ancora il coraggio di pormi la fastidiosa domanda "Allora dipingi?! Ma quanto dipingi?" Dai, riattacca tu. Sono uscita dal tunnel dei colori a olio all'età di dieci anni, non che mi sia evoluta, ma è stata una semplice emulazione, a quel tempo. Una bambina mezzo prodigio che è diventata una mezza cogliona, e certi giorni non scommetterei su quel restante cinquanta percento. Ho fatto tre cose buone in questi anni vita, e non si sa il motivo per cui mi piovano in testa elogi senza senso, e che non sento di meritare quasi mai, perché riconosco la mia mediocrità. Forse non si è manifestata bene perché ogni anno si ricordano solo le cose buone. D'altra parte sono le uniche che i parenti apparenti vogliono sentire, per il resto, ignorano. O meglio: non si interessano minimamente a me in maniera universale. Non che desideri ricevere domande approfondite: non so se capirebbero, o se io avrei voglia di dire la verità. Vorrei solo poter stare in silenzio visto che non mi va di raccontare.
Le domande di circostanza ve le potete tenere, le mance, invece, sono sempre ben accette.

Per finire: ultime immagini del disastro in tv. Commento di mio padre: "Chissà quando sarà la prossima tragedia. Ora tutti lì, alla prossima ci butteremo tutti da un'altra parte. Sembra il funerale di un parente, non ti cachi mai poi vai lì quattro baci, quattro cazzate e poi si torna tutti a casa"

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