giovedì 7 maggio 2009

Dica trentatré

Questo cielo non esiste più. Ricordo che dopo la qui presente foto giaceva in quel vecchio telefonino nero quella di un'alba a cui sono molto legata. Purtroppo lo schermo si disintegrò in un cinema all'aperto d'estate - oddio, d'inverno sarebbe stato bizzarro -, durante la proiezione soporifera (con Raz Degan che grazie a Dio spiccava) di Centochiodi. Cadde a terra, non si rianimò. Il telefonino, non Raz Degan.
Possibile che sia tanto diversa da quel periodo là, quando costruivo segnalibri per passare il tempo? Qualcuno si ricorderà del bambù messo a crescere nella mezza bottiglia di plastica, di Bob Marley che canta "Ih Madonnina", Trainspotting e Guernica ai muri che ancora paiono non abbandonarci. Cassette della frutta come scarpiere, e magazzini di carta. E le birre, in ordine: Moretti, Poretti, Morena, Porena. L'ammorbidente alla rosa Conad. Le collane di pasta e i cappelli a punta. Ilda, Enza, i gerani, il canide del piano di sotto. La finestra sul mondo: un buco di cento metri, la luce sempre accesa. Un'unica tovaglia, in stile tirolese, per le grandi occasioni. La tenda con le papere. La Coca-Cola Light, la lavagnetta. Il denaro è un'allucinazione collettiva, Il tempo è denaro, Jean-Pierre 200 Saint-Bitter. Stelle a quattro zampe, l'acqua-gym e lo yogurt al cocco. Le melanzane, quintali di fragole, zucchine e patate. Niente soffritto! Le tovagliette e il frigo sostituito. Il quadro della bambola (Anche questo quadro deve avere un senso, qual è secondo te? Lascia un commento), più inquietante di Bruno Vespa. I faggiani. Lo sbattitore del capputchino. Il Carnevale dell'ultimo minuto, il bagno con l'aspiratore e il mocio. Le pulizie solo dopo un esame. Gli accappatoi dietro la porta. E tutto quello che mi serviva c'era. Cosa darei per tornare in quel piccolo mondo antico Fogazzaro.

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