martedì 26 maggio 2009

De toutes les matières c'est la ouate qu'elle préfère

Uno va avanti così, senza troppi programmi, come se le passioni spianassero la strada. E fossero sufficienti a farsi apprezzare. Forse nei piccoli ambienti funziona, quando l'ovatta di amici e parenti pronti a giustificare gli atti rende sicuri i movimenti. Ma se passa una folata di vento del mondo là fuori, quante carte buttate all'aria.

Uno va avanti così, come se i processi mentali che attraversano la mente fossero visibili. Ma anche paradossalmente come se fossimo mimetizzati nella macchia, quando abbiamo dimenticato a casa anche il giornale per nascondere ogni tanto la faccia. Il baratto sta tutto qui, comunque: vous me regardez, mais moi aussi je vous regarde. E chissene, punto. Piccola rivalsa che significa ben poco.

Obiezione vostro onore, in questo mondo bisogna avercelo innanzitutto, un programma. Anche l'irrazionale ha bisogno di una logica da distruggere. E spesso i guardiani della logica scrutano più di quanto non lo facciamo noi, abbiamo sempre l'impressione che sappiano troppo e che gli ignoranti siamo noi. Certo, uno si butterà prima o poi appoggiandosi alle proprie infallibili qualità, ma chi assicura che le qualità valide per un individuo lo siano per un altro? E chi ci venderà l'eterna giovinezza?

Ci vorrebbe un dogma regolatore. Ma anche quelli alla lunga vengono meno, il mondo è disordinato, e per questo è bello. Anche l'irrazionale ha bisogno di una logica da distruggere, ripeto. La logica mi rincorre, mi dice Mani in alto. E disprezzarla, significa paura della propria incapacità di fare programmi. E dare coerenza con gli atti al pensiero. Invece no, a volte lo stupore viene prima di tutto dall'interno, non da quello che si vede.

Bisogna conoscere le norme per trasgredirle coscientemente, per fare una rivoluzione, anche impercettibile. C'è molto lavoro da fare per costruire una molotov consapevole.

E bisogna soprattutto relazionarsi con gli altri cautamente, perché le sorprese ci aspettano pour un oui, pour un non. E per fortuna, sennò sai che palle. Uno va avanti, credendo di trovare logica almeno negli altri quando anche loro lottano per razionalizzare le azioni. E mica gli riesce tanto bene. Uno va avanti, ma non se la può prendere. Poi verrà un barlume di sincronia, e ci sembrerà di essere una cosa sola.

Solo l'operato conta, secondo loro. Non il mezzo, né le parole buttate là, su un tavolo non apparecchiato. A volte si raggiungono dei risultati sorprendenti, nonostante la condotta. Mi viene in mente Gesualdo da Venosa e lo spinoso "teorema adiabatico", dove solo il lavoro è implicato, citato da Battiato che mi ha mandato in crisi con ricerche su Wikipedia. Assassino della moglie, ma compositore di musiche sublimi. Cosa importa di più in fondo? Questo o quello? Forse gli anni di distanza e la non conoscenza della sposa ci portano a buttarla nel dimenticatoio. Finiremo così se il nostro operato non è degno di nota?

Anche qui ma che vado dicendo, non ho nemmeno organizzato tutto questo discorso. Vogliatemi bene lo stesso, cari ovattatori.
Pensiero causale, imperativo categorico, ferma distinzione dell'uomo dall'animale, teorema adiabatico: i madrigali di Gesualdo principe di Venosa musicista assassino della sposa - cosa importa? Scocca la sua nota, dolce come rosa.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Incredibile! Proprio poco tempo fa parlavo della storia di Venosa...pensavamo a una gita-pellegrinaggio in quelle terre...che ne dici, cül? sta vicino roma...
biozzi da san paolo a san polo

NêZ ha detto...

Mi', chi si vede!
Con calma aggiorniamo il taccuino dei viaggi in sospeso. Andiamo sì, tanto Gesualdo è morto da un pezzo e nessuno ci dovrebbe importunare.

Anonimo ha detto...

vai!