Oh mio Dio sta tornando l'estate. E non è da sola. Mi pare cosa buona e giusta soffermarmi un po' su un argomento che mi sta a cu...ore. I TURISTI. Li conosco i miei polli, e conoscendoli, li evito.
Il mio atteggiamento più comune quando vado in visita in un paese straniero consiste nel cercare con ogni mezzo di confondermi con i locali. Armi utilizzate: nascondere la macchina fotografica dopo ogni scatto, ascoltare musica per strada, fermarmi a leggere, alzare OGNI TANTO la testa. Parlare solo se interpellata, controllare la cartina in bagno. Poi è logico, se sono in compagnia di connazionali lo sentono che parlo italiano.
Le nostre città si preparano ad una progressiva invasione di orde assassine (da non confondere con le orche assassine - un minuto di silenzio per Free Willy) che non gliene importa un fico fresco di sbandierare al mondo che loro, ebbene sì, sono in ferie. Orde che hanno già mandato le avanguardie in avanscoperta, a quanto pare, sprazzi di visitors come il polline, a maggio.
Il turista di oggi è diventato più scaltro: non si lascia più abbindolare da negozi di souvenir dove pagavi 3 grammi di sugo centomilalire. Sarà che hanno finito i soldi pure loro.
Arrivano, con quel naso in su, quelle mani dietro la schiena o sulla macchina fotografica, pronti a raccontare a casa tutto quello che hanno visto. In questa lingua: "Fddffjldnlvpfijvidhiofdh!" che mia nonna avrebbe detto "Ma come faranno questi stranieri a capirsi fra di loro". Abbigliamento di dubbio gusto, tessuti tecnici, colorito paonazzo, cono gelato del turista (nessun italiano ha mai mangiato in vita sua il cono da 12€ placcato cioccolato e granella di nocciole).
I peggiori sono gli americani, machevelodicoaffà. Forse nessuno gli ha mai detto quale valenza abbia il saluto, questa è la mia speranza più recondita. Con quel fastidiosissimo Hello che riecheggia nei nostri crani, o al massimo uno striminzito Ciao per tutti: vecchi, bambini, giovani, laureati, analfabeti, stronzi, brava gente. Salutare equivale a dare un segno di inoffensività. È una formula breve per dire Vengo in pace, stai tranquillo non ho intenzione di farti del male. Con tale premessa si sta freschi. Non si sono presi la briga di sapere come si dica Buongiorno. Tanto! Nostri lingui capiri dappertutti! Generalizzo troppo, diamo una percentuale: secondo una mia stima il 75% fa così. E attacca a parlare in inglese prima di chiederti gentilmente se sei in grado. Quando si trovano sul punto di pagare tirano fuori dal wallet una paccata di €uri tanto per contarli davanti a te, che vedi quei fogli viola, mai conosciuti prima.
Poi ci sono i giapponesi. Almeno vedi l'orizzonte se te li ritrovi davanti in blocco.
Gli olandesi invece parlano sottovoce...vogliono confondersi coi tedeschi, desiderano che tu non capisca da dove vengano. Vorrebbero quasi che tu non li localizzi...vorrebbero appartenere ad un'area non specificata, un po' più estesa del Benelux, che arriva fino alla Danimarca. E soprattutto, bisogna vedere se sono belgi o olandesi. Mistero della lingua! Cari olandesi ma di che vi vergognate? Magari fossimo come voi! Dopo tutto è inutile che svicolate: le montature degli occhiali sono inequivocabili.
I crucchi, loro, ormai non li vediamo manco più, si stanno naturalizzando italiani; risoprannominati I Fedelissimi.
I Sudamericani li trovi solo d'inverno.
I francesi girano curati e con l'aria scettica.
Se ti domandi Ma questi sono due ore che li ascolto ma di dove cazzo sono????, sono finlandesi. Come si diceva un tempo fra di noi: "Dekke voppo kappa kappa". Ma a volte ungheresi.
Poi ci sono gli spagnoli. Si vergognano degli stereotipi che li riguardano e poi fanno di tutto per non smentirsi. Almeno se sono in più di tre. Come gli italiani, ugualos.
I portoghesi sono rari ma in aumento. Fuori moda decisamente, li riconosci dalle scarpe, le più brutte d'Europa. E un ascolto disattento farà trasalire, perché si crede di trovarsi di fronte a esemplari di un chissà quale popolo slavo dalle sopracciglia nere.
I polacchi: si vogliono confondere come gli olandesi, ma sono generalmente più rachitici, anche un po' sgualciti. Ma io gli voglio bene.
Gli inglesi. Bei cappelli! Lenti lenti, risate risate.
I greci, uhm un po' truffaldini ma molto kos kos, caa dici scusa?
Svedesi, tornate quando i vostri figli saranno in età da marito. E soprattutto, non lasciate che quei poveri bimbi albini pestino le cacche di piccione con la pianta dei loro piedini scalzi.
(Ma ora viene il bello, apro una parentesi sul cortile interno. Sto parlando dei cinquantenni italiani che fanno la gita fuori porta. Le signore: golfino sulle spalle, o giubbotto di jeans, pinocchietto sempre di jeans, scarpe da ginnastica immacolate (e grazie! Le usi una volta all'anno per fare la gita fuori porta col marito!), occhiali da sole sulla testa, mèches da urlo, non suo. Il marito: non gliene frega un cazzo, sarebbe volentieri rimasto a casa. Trippa tesa sotto la polo stirata, fa piuttosto pendant con la signora che indica e propone. I figli, se ne hanno, o non vivono con loro o non gliene fregava un cazzo di fare la gita fuori porta. Il marito però non si è potuto sottrarre ai voleri della consorte.)
In fondo però mi tocca stare zitta. Qualcuno una volta mi disse che è solo grazie a loro se il luogo in cui vivo è conservato e si può permettere un'economia. Ma sti ca', io non li reggo! Gli dovrei pure dire Grazzi milli?
© Bustd-tees