L'Italia è più moderna, è più europea! Non grazie a qualche trattato, ci sono dei segni più sotterranei. Anche stavolta i cambiamenti vengono dal popolo, che cambia il mondo, e non il contrario.
Soffermiamoci brevemente a considerare il soggetto parlante in due lingue come l'inglese e il francese.
In inglese non esiste il congiuntivo, tempo verbale del dubbio; in francese dopo un verbo di stima (pensare, ritenere, credere) l'uso del congiuntivo non è permesso. "Je pense que tu es beau": penso che sei bello, punto, non che sei bello ora poi forse rettifico. Quindi chi enuncia un pensiero non può aver dubbi sulla credibilità dello stesso. In italiano no, ciò che si pensa è continuamente messo in discussione. In italiano si dice "Penso che tu sia bello", poi magari per un altro no, bisogna pur sempre sentire che ne pensa il mio superiore, non posso realmente esprimere il mio pensiero. C'è sempre da render conto a qualcuno.
Il soggetto italiano però al giorno d'oggi è più sicuro di sé. Ne è una prova l'affievolirsi dell'uso del congiuntivo (ma non scomparirà mai, di questo io ne sono certa).
E anche, visto che l'ho citato, troviamo lo stesso fenomeno nel pronome "sé": al tempo di Leopardi era un errore scriverlo senza accento, successivamente per disambiguarlo dalla congiunzione dell'ipotetica "se", l'uso dell'accento è diventato obbligatorio (a parte i casi di se stesso e se medesimo; ad ogni modo è più elegante accentare anche in questi due casi).
Quindi l'io dell'italico parlante è considerato al giorno d'oggi più integro, più lontano dall'ipotesi e di conseguenza in una condizione di affermazione più categorica, pronto a lanciarsi in un mondo di pragmatici.
Poi è anche vero che quelli che usano poco il congiuntivo scrivono anche "pensare per se", quindi è tutto dire.
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