domenica 3 ottobre 2010

La Piazza

Conosco di vista alcuni abitanti della Piazza. Nelle pause in cui esco a fumare dall'androne dove passo le mie interminabili domeniche li vedo quando ormai lasciano le loro abitazioni, o quando rincasano.
Gli abitanti della Piazza sono gente tranquilla, silenziosa, tranne la famiglia del numero civico 1. È anche vero però che loro ci sono di rado, questa dev'essere una seconda casa, e credo abitino la maggior parte del tempo in un capoluogo di provincia non distante da qui. Sono una coppia di anziani, lei è laboriosa e vociona, abbastanza smilza e piccola di statura, il marito è alto e snello, di preferenza se ne sta a leggere il giornale su una sedia davanti al portone, per quello che vedo io. Altrimenti gioca con il nipotino, o meglio, bada che le macchine non lo investano. La coppia ha una figlia, sposata, il marito si fa questi bei week-end di paura dai suoceri, e hanno un bambino e una bambina piccoli. La bambina non la fanno uscire molto, ma si sente piangere dal primo piano, il fratellino invece scorrazza in Piazza, e quando c'è bel tempo porta la macchinina telecomandata e le fa fare gare lungo piste immaginarie accanto al nonno, che se ne sta in un canto a borbottare.
Accanto a questa famiglia vive una madre con la figlia. È una signora ancora piacente, che si dà arie da bottanazza e pare che la figlia stia sulla buona strada. Per quel che si può evincere è divorziata o giammai sposata: ma non si legga giudizio nelle mie parole. La signora è austera e se la crede un po', se mi vede fuori non mi saluta mai, al contrario della vecchina vicina di casa. Se ne va a passo di metronomo coi tacchi vertiginosi, decisamente un abbigliamento troppo audace per un paesello. La figlia va dalla mia stessa parrucchiera e a volte ce la trovo, col fidanzato di turno che si fa due palle così.
I vicini delle due donne sono come le stagioni: a rotazione. La casa è in affitto, e cambia di inquilini a una velocità impressionante, a cadenza perlopiù settimanale. Se ne vedono di tutti: americani, svedesi, italiani, tedeschi, turisti per caso che hanno scovato su internet il contatto dell'affittuario. D'inverno è disabitata.
Dal lato opposto della Piazza le mie conoscenze finiscono in un burrone. La casa dei dirimpettaj dei vecchietti è sempre vuota, c'è sempre un gran numero di gatti che ne infesta i dintorni. Infatti, vicino a questa casa fantasma - congetture di un'esterna - ci vive una signora inglese, una di queste ex-hippie che hanno fatto il '68 e ora danno da mangiare ai gatti e vivono in un posto tranquillo in Toscana. Il suo italiano è tuttora pessimo, e parla ai suoi animali in inglese, probabilmente gli unici interlocutori di cui disponga durante tutto il dì. Quando arriva lei, code sull'attenti: si mangia. Lei è secca scheletrica, ha un caschetto di capelli grigi e una scarsa parvenza di sanità mentale.
Poi c'è quella che sta nell'androne durante le sue interminabili domeniche, e esce fuori a fumare, a telefonare o fa insieme queste due attività. Non si può dire cosa succeda nell'androne, perché questo è il racconto di cosa succede fuori, in Piazza.

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