Una volta per studiare accendevo sulla scrivania una candela che fra me e me chiamavo "la candela della conoscenza". Non so come mi fosse venuto in mente questo stratagemma per cui è facile rendersi ridicoli; fatto sta che la accendevo in momenti di svogliatezza totale, e se cercavo di distrarmi la guardavo pensando che il fine ultimo di tutto quello era qualcosa di importante, qualcosa di antico e trasmissibile. Questo succedeva in una testa profondamente idealista che guardo con un po' di derisione. Ora però i tempi sono cambiati, e al posto della candela della conoscenza mentre scrivo la tesi accendo la lampada a lava, quella con le bolle, la stessa che ha Desmond di Lost nella botola, per capirsi fra noi del campo. Il prossimo passo probabilmente sarà un cartello a LED con la scritta lampeggiante "Aperto".
A parte le fricchettonate della conoscenza e del sapere (visioni che ho largamente ridimensionato, e che possono esser tirate fuori dopo 7-8 bicchieri di vino), credo in fin dei conti che qualcosa non sia cambiato: il mio profondo bisogno di ipnotizzarmi.
4 commenti:
Mi viene da ridere... Sai che questa cosa della candela l'ho fatta più volte anche io al liceo? Tutto sommato sono ricordi piacevoli di adolescenze originali.
Eheheh caro Aldievel purtroppo questi sono ricordi dell'università! :D
Fra l'altro ne avevo consigliato l'accensione anche al tuo corregionale ex coinquilino, vedo che è un metodo sperimentato e mi sento meno scema.
Qui si fatica ad andare avanti, della serie o candela o Lourdes.
Buona serata!! :D
La candela! Non so perché m'è tornata in mente quella di Mimì nella Boheme. Se si spegneva e rinmanevi al buio c'era qualche Rodolfo accanto a te che carezzava la tua gelida manina?
Ti ringrazio per il tuo commento e ti invio un caro saluto,
aldo.
Ahahah che galanteria sarebbe stata!
Ci mancherebbe altro, e ti saluto anche io!
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