Una volta per studiare accendevo sulla scrivania una candela che fra me e me chiamavo "la candela della conoscenza". Non so come mi fosse venuto in mente questo stratagemma per cui è facile rendersi ridicoli; fatto sta che la accendevo in momenti di svogliatezza totale, e se cercavo di distrarmi la guardavo pensando che il fine ultimo di tutto quello era qualcosa di importante, qualcosa di antico e trasmissibile. Questo succedeva in una testa profondamente idealista che guardo con un po' di derisione. Ora però i tempi sono cambiati, e al posto della candela della conoscenza mentre scrivo la tesi accendo la lampada a lava, quella con le bolle, la stessa che ha Desmond di Lost nella botola, per capirsi fra noi del campo. Il prossimo passo probabilmente sarà un cartello a LED con la scritta lampeggiante "Aperto".
A parte le fricchettonate della conoscenza e del sapere (visioni che ho largamente ridimensionato, e che possono esser tirate fuori dopo 7-8 bicchieri di vino), credo in fin dei conti che qualcosa non sia cambiato: il mio profondo bisogno di ipnotizzarmi.