mercoledì 6 ottobre 2010

'Patafisica: scopriamo cos'è

Proprio oggi mi è capitato fra le mani il foglietto di uno spettacolo teatrale, sapienti mani hanno saputo passarmelo. Anche qui, nascoste ben bene, ci sono delle cellule surrealiste! Non ci potevo credere. Addirittura in suddetto volantino si presuppone esista un'accademia di 'Patafisica locale. Nientedimeno!
Ovvio, direi, in questo mondo di ladri la fuga nell'immaginazione mi sembra veramente la soluzione più immediata.

Ma che cos'è la 'Patafisica? O più precisamente, la 'Pataphysique?
Trattasi de "la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità" (scopiazzo da Wikipedia per comodità). La definizione è stata coniata oh oh oh da Alfred Jarry, e mi emoziono solo a citarlo, quel volpino che se lo vedo gli faccio uno stin stin sul capino.
Alfred Jarry en balade à vélo
Queste sono le parole scientificamente esatte usate dall'autore:
"La pataphysique, dont l’étymologie doit s’écrire epi (meta ta fusika) et l’orthographe réelle ’pataphysique, précédé d’un apostrophe, afin d’éviter un facile calembour, est la science de ce qui se surajoute à la métaphysique, soit en elle-même, soit hors d’elle-même, s’étendant aussi loin au-delà de celle-ci que celle-ci au-delà de la physique. Exemple: l’épiphénomène étant souvent l’accident, la pataphysique sera surtout la science du particulier, quoiqu’on dise qu’il n’y a de science que du général. Elle étudiera les lois qui régissent les exceptions...
Définition: la pataphysique est la science des solutions imaginaires, qui accorde symboliquement aux linéaments les propriétés des objets décrits par leur virtualité." 
Per la traduzione vi arrangiate. Tanto che ve ne frega della 'Patafisica?

La 'Patafisica ha l'obiettivo di studiare il particolare e le eccezioni che si affiancano alle teorie e ai metodi scientifici e spiegare l'universo supplementare a quello in cui viviamo. Tutto ciò condito da assurdo, ironia e nonsense.
Questo per sottolineare che il mondo ha infinite interpretazioni, e non ci si può accontentare di soluzioni univoche. No, questo mai. Anche perché, la verità è la più immaginaria delle definizioni.
E adesso concludo che mi è venuto mal di testa, stavo uscendo dai malesseri surrealisti, mi pareva di esser tornata alla razionalità ma mi sputa fuori.


Per approfondimenti:
È tutto, ora vado a casa, nonché affanculo! E analizzate l'evento con metodi 'patafisici, se questa fosse un'eccezione.
Vi saluto caramente.

martedì 5 ottobre 2010

Al ristorante giapponese

Ci serve una cameriera con minima conoscenza dell'italiano.

B.: "Bellino 'sto posto!" ditino che indica l'ambiente
Cameriera: faccia interrogativa e preoccupata
B.: "No, dicevo... Bello questo locale!"
Cameriera: faccia interrogativa e preoccupata
B.: "Il ristorante, bel ristorante, è bello il ristorante!"
Cameriera: faccia che si distende "Ahh glazie!" annuisce varie volte col capo, risatina asiatica (stavo a vede' che mi dicevano.)


Non comunicare mai a un cameriere qualcosa che non gli compete, come ad esempio un'opinione.

domenica 3 ottobre 2010

La Piazza

Conosco di vista alcuni abitanti della Piazza. Nelle pause in cui esco a fumare dall'androne dove passo le mie interminabili domeniche li vedo quando ormai lasciano le loro abitazioni, o quando rincasano.
Gli abitanti della Piazza sono gente tranquilla, silenziosa, tranne la famiglia del numero civico 1. È anche vero però che loro ci sono di rado, questa dev'essere una seconda casa, e credo abitino la maggior parte del tempo in un capoluogo di provincia non distante da qui. Sono una coppia di anziani, lei è laboriosa e vociona, abbastanza smilza e piccola di statura, il marito è alto e snello, di preferenza se ne sta a leggere il giornale su una sedia davanti al portone, per quello che vedo io. Altrimenti gioca con il nipotino, o meglio, bada che le macchine non lo investano. La coppia ha una figlia, sposata, il marito si fa questi bei week-end di paura dai suoceri, e hanno un bambino e una bambina piccoli. La bambina non la fanno uscire molto, ma si sente piangere dal primo piano, il fratellino invece scorrazza in Piazza, e quando c'è bel tempo porta la macchinina telecomandata e le fa fare gare lungo piste immaginarie accanto al nonno, che se ne sta in un canto a borbottare.
Accanto a questa famiglia vive una madre con la figlia. È una signora ancora piacente, che si dà arie da bottanazza e pare che la figlia stia sulla buona strada. Per quel che si può evincere è divorziata o giammai sposata: ma non si legga giudizio nelle mie parole. La signora è austera e se la crede un po', se mi vede fuori non mi saluta mai, al contrario della vecchina vicina di casa. Se ne va a passo di metronomo coi tacchi vertiginosi, decisamente un abbigliamento troppo audace per un paesello. La figlia va dalla mia stessa parrucchiera e a volte ce la trovo, col fidanzato di turno che si fa due palle così.
I vicini delle due donne sono come le stagioni: a rotazione. La casa è in affitto, e cambia di inquilini a una velocità impressionante, a cadenza perlopiù settimanale. Se ne vedono di tutti: americani, svedesi, italiani, tedeschi, turisti per caso che hanno scovato su internet il contatto dell'affittuario. D'inverno è disabitata.
Dal lato opposto della Piazza le mie conoscenze finiscono in un burrone. La casa dei dirimpettaj dei vecchietti è sempre vuota, c'è sempre un gran numero di gatti che ne infesta i dintorni. Infatti, vicino a questa casa fantasma - congetture di un'esterna - ci vive una signora inglese, una di queste ex-hippie che hanno fatto il '68 e ora danno da mangiare ai gatti e vivono in un posto tranquillo in Toscana. Il suo italiano è tuttora pessimo, e parla ai suoi animali in inglese, probabilmente gli unici interlocutori di cui disponga durante tutto il dì. Quando arriva lei, code sull'attenti: si mangia. Lei è secca scheletrica, ha un caschetto di capelli grigi e una scarsa parvenza di sanità mentale.
Poi c'è quella che sta nell'androne durante le sue interminabili domeniche, e esce fuori a fumare, a telefonare o fa insieme queste due attività. Non si può dire cosa succeda nell'androne, perché questo è il racconto di cosa succede fuori, in Piazza.