Abbiamo delle idee --> La morte è un'idea
In caso di morte --> La morte si suicida
Stasera mi sono permessa di tradurre
© La Révolution Surréaliste n°2, 15/01/1925
INCHIESTA
Si vive, si muore. Che ruolo svolge la volontà in tutto ciò? Sembra che ci si uccida come si sogna. Non è una questione morale che poniamo:
IL SUICIDIO È UNA SOLUZIONE?
Non brillano per intelligenza i nostri contemporanei, ma loro malgrado sentono sempre il bisogno di fare riferimento a questa facoltà. Non vi è nulla di più confusionario dell'uomo: fategli una domanda, risponderà ad un'altra, o inizierà facendo il processo a quella domanda. Avevamo noi il diritto di domandare se il suicidio è una soluzione? Direte, Signori.
Sembra, stando a quanto dice quel buffone di Jammes, che porre la questione del suicidio significhi risolverla, che domandare se il suicidio porti la tregua all'uomo in mezzo alle immense disgrazie che lo sopraffanno sia lasciargli intravedere quel sollievo finale e quindi spingervelo. Ci uccideremmo in massa se solo vi riflettessimo. Ecco cosa permette a quel cinquantenne di farci la ramanzina. Ma, mio caro candidato all'Accademia, se il suicidio è una soluzione, ci saremmo glorificati di avervi spinto tutti quanti, se lo avessimo creduto anche solo un po'. Se non è questo il caso, che cos'è allora questa diceria eroica, questo alone leggendario che gli vogliamo lasciare intorno? Del resto, sembra questa una buona occasione per prendersi le proprie responsabilità. È vero che non indietreggeremo mai di fronte alle conseguenze del pensiero, e che lasceremo agli ipocriti la ridicola mania di eludere i problemi.
(I surrealisti avevano proposto il sogno, io ne ho preso atto. Ma sono giunta alla piccolissima conclusione che non esista soluzione. Perciò è necessario, categorico, definitivo, vivere la vita che si ha, che non possiede soluzione alcuna, nel migliore dei modi. Positivamente, per usare una parola cara al mio ideoletto. Completamente inutile cercare soluzioni in dimensioni parallele e comunque momentanee e fuorvianti né nella sua completa cessazione che azzera perfino la coscienza di rifuggere dalle disgrazie. Ma non è così facile, soprattutto quando si possiede una fervida immaginazione ed un vizio troppo abusato di valutare tutti i punti di vista delle questioni, e mai, o quasi, il proprio. Si desidera, soprattutto, poggiare la testa sul cuscino ed avere, per una volta, un pensiero felice. Ed è capitato, la disperazione è lontana.)
Come dice il mi' babbo:
Non si può per una mela marcia buttare tutto il paniere.