In questi giorni di pellegrini (che poi chi ci dice che stessero tutti andando là per San Giacomo) schiantati a 190 all'ora nella curva vicino Santiago, mi è tornata in mente una mia esperienza con la Renfe, che, com'è facilmente intuibile, si è conclusa in maniera più rosea. È un semplice episodio che però ricordo ancora con affetto.
Ero andata, durante l'anno dell'Erasmus, a Madrid a trovare la mia ex coinquilina spagnola con cui avevo vissuto a Siena. Dovevo tornare a Poitiers e lei mi prenotò una cuccetta della tratta Madrid/Parigi. Intanto le condizioni del vagone letto erano molto meno animalesche dei treni notte italiani: vere lenzuola, veri cuscini, ambiente pulito e luminoso, spazzolino, dentifricio, saponetta.
Signore che cantano |
Si mise a raccontare la storia della sua vita, che era rimasta vedova senza figli e ora poverina anche la sorella emigrata a Parigi aveva perso il marito, e lei si trasferiva in Francia per due o tre mesi a farle compagnia. Il suo pensiero, però, spesso tornava al suo bagaglio, lasciato fuori come una persona troppo piccola all'ingresso di una giostra di Mirabilandia. Ogni poco apriva la porta e controllava che nessuno le avesse rubato il fardello. A un certo punto sono passati nel corridojo due ragazzi di colore, e allora che vuoi, ha chiamato il controllore.
Il controllore è venuto per capire quale fosse il problema e lei ha fatto presente che le porte erano troppo piccole e la sua valigia si trovava in balìa di estranei. Il controllore giustamente le ha chiesto "Ma ci sono oggetti di valore al suo interno? Se sì li tolga e li porti dentro" e lei "No no, ci sono solo vestiti e roba da mangiare" e lui "Eh allora signora cosa vuole che le dica! La prossima volta le converrà portare un bagaglio più piccolo! Io di certo non posso stare qui a guardarle la valigia!". Fra lo scocciato e il sottomesso, la signora tornò fra noi. A una cert'ora decidemmo di comune accordo, fra tutti gli occupanti dello scompartimento, che fosse tempo di spegnere le luci e metterci a dormire. Poco prima di addormentarci, da stesa la signora ripeté "La mia valigia, speriamo bene".
Poi io sono uscita che era ancora notte, visto che era una fermata intermedia.
Poi io sono uscita che era ancora notte, visto che era una fermata intermedia.
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