lunedì 23 aprile 2012

Guarda un po' che accento

Scusate se mi presento con un post che per alcuni risulterà irritante, solo che oggi mi è capitato di leggere sulla copertina di una tesi:

UNIVERSITA' e FACOLTA'

Ora io scusate nuovamente se mi permetto di arrivare con la lezioncina ma non ne posso più di vedere scritte tali amenità anche in elaborati che dovrebbero essere seri. Figuriamoci poi nelle comunicazioni quotidiane.
Dov'è finita la correttezza ortografica?! Ma questa cosa irrita solo me?! Non mi fate sentir sola.
Quella tesi prevedeva dei lavori allucinanti fatti col computer, grafici, projezioni, piante, insomma, cercare un simbolo in Word era proprio la minore delle fatiche. Per non parlare del fatto che le lettere majuscole accentate si possono fare anche con la tastiera. 
Allora mi dico che oggi non si conosce proprio la differenza fra l'apostrofo e l'accento grafico! Non è questione di pigrizia: scambiare a piacimento apostrofi e accenti grafici è talmente diffuso da pensare che uno può fare un po' come gli pare. E invece no! Io ragazzi mi batto il petto che non scriverò sicuramente in una maniera perfetta, ma in questo sono sicura delle mie affermazioni.
Facciamo chiarezza:
  • L'APOSTROFO ( ' ) indica un'elisione, ossia il taglio netto di una parola per ragioni diverse.  Il taglio può avvenire a inizio di parola ('sto= questo) e più frequentemente in fine di parola. Spesso è inserito perché la parola successiva inizia per vocale (un'aiuola, un'elisione, l'ombra) oppure perché la parola è più corta rispetto al termine di origine (po' = poco scritto più corto, vado a mangia' = vado a mangiare detto con un toscanismo). Quindi Universita', scritto così, vuol dire che in realtà la parola sarebbe più lunga. "Università", però, è solo una parola tronca.
  • L'ACCENTO GRAFICO è di vari tipi, in italiano può essere grave (è, à, ò, ù, ì) o acuto (é), si mette nelle parole tronche - ossia quelle con l'accento tonico (la vocale che "si sente di più" in una parola) che cade sull'ultima sillaba, o per distinguere alcuni omofoni - ossia parole che si pronunciano allo stesso modo ma hanno funzioni grammaticalmente diverse (es. da preposizione - da qui a lì - ≠ verbo - il metano ti dà una mano -).
Andrebbe denunciato sulla pubblica piazza il cretino che ha messo invece di po' nel dizionario T9 dei cellulari, così che a chi mai fosse venuto il dubbio prende il proprio telefonino per l'Accademia della Crusca. Che in fin dei conti da cosa vuoi distinguere ?! Dal fiume?! Che anche lì, la distinzione non ha ragione di esistere perché fino a prova contraria Po è un nome proprio e di conseguenza vuole la majuscola (la negligenza sulle majuscole è altro argomento che necessita di uno spazio tutto suo), e si distingue da sé.
Io mica per altro, un errore scappa a tutti, ma su questo argomento non transigo e anzi a pranzo mi è venuto il sangue amaro e mi sono messa a fare il comizio, con grande gioja dei miei che meglio si sono goduti il pasto.

Non cedete alla pigrizia di mettere l'apostrofo al posto dell'accento: sono due segni grafici che hanno una valenza differente. Mi si verrà a dire: "Sì! Ma queste cose io già le so!" e allora se non lo fai già, scrivi quello che sai nel modo corretto. È come se uno mentre ti dà uno schiaffo ti dice pure che sa quanto sia importante il pacifismo. Lo so che ora la videoscrittura è più diffusa di carta e penna e che spesso uno "fa prima", allora sapete che? Non andate più al lavoro che fate prima a stare a letto la mattina.

Insomma tanto che ci sono e che ho fatto tutta 'sta manfrina:
  • Qui trovate come fare gli accenti con la tastiera per il Windows. Si tratta di combinare semplicemente un tasto con una serie numerica.
  • Per il Mac, premere alt+8 per l'accento acuto, alt+9 per l'accento grave e poi fare la lettera majuscola (con lo shift)
  • Qui trovate gli accenti per il Linux (probabilmente se avete Linux comunque sapete già tutto).
Altrimenti fate un cavolo di copia-incolla da qui:

À È Ì Ò Ù É 

almeno per l'italiano, poi andrebbero rispettati tutti i segni grafici anche nel resto degli alfabeti e delle lingue. Perché a forza di dire "Eh, tanto è uguale!" uno fa le figurette. E in fin dei conti se una cosa è fatta bene è più "uguale" che se fatta male. Sarebbe come dire Mettici una a al posto della e, tanto è uguale. D'altronde non è altro che una serie di convenzioni, e qui come in altre manifestazioni umane le regole ci sono, e se nel frattempo oltre al contenuto si vuol far passare il messaggio "io non comunico a cazzo di cane quello che produce il mio cervello" tanto meglio, no?
Finalmente mi so' sfogata. Il prossimo che becco a mettere l'apostrofo al posto dell'accento gli faccio una testa così, invece di continuare a incassare. Che poi io in realtà voglio bene a tutti ma era giusto per me affrontare e pubblicizzare l'argomento, a costo di risultare pesante, bacchettona o come altro vi è venuto in mente leggendo.

Direbbe Vasco Rossi (dopo una sfilza di "Aaaaaaah" "Eeeeeeeh" "Ooooooooh") Vivere, è passato tanto tempo.
No dai, scherzo.

venerdì 13 aprile 2012

Un gen ih-oh

Jeri sera per caso ho scoperto questo fatto.
Che c'è questo quadro
Joachim-Raphaël Boronali, Coucher de soleil sur l'Adriatique
dipinto nel 1910, di un certo Joachim-Rapaël Boronali. Il quadro fu esposto al Salon des Indépendents a Parigi nello stesso anno, e, grazie anche al fatto che il pittore avesse accluso il "Manifesto dell'Eccessivismo", l'opera fu anche dibattuta e criticata, come sempre si addice in queste occasioni. Boronali afferma che, traduco, "l'eccesso in tutto è una forza", che bisogna "calpestare le infami quotidianità". Il manifesto è risaputo, è il curriculum di un movimento che cerca lavoro e tutti lì Ah allora ok. Che facevi, ti presentavi a mani vuote? E noi si sa bene! Ma non è questo il punto, il punto è: 

BORONALI=ALIBORON=L'ÂNE DE BURIDAN
 
Ancora nnavete capito come finisce?
L'autore del quadro è l'asino (dal nome "Lolo") dell'allora proprietario del Lapin Agile. Lo scrittore Dorgelès con due amici aveva fatto uno scherzo a tutti quanti, attaccando un pennello alla coda di Lolo, per poi trovare un bello pseudonimo apigliapelculo. Pseudonimo giustificato dal fittizio dato biografico che Boronali fosse nato a Genova. Che dire! 7 anni prima di Dada e quelli se la tiravano pure. Suona anche un po' alla busti di Modigliani a Livorno.
Questa ad ogni modo, per quanto ne ho sentito (con tutta l'ignoranza che ci posso ave') è la prima della fila del ciclo "Vivoinculocritici".

Lolo e il suo padrone

domenica 8 aprile 2012

Ci sta il vento e il Vento.

C'è il Mistral, anche oggi, viene sparato da nord come un sifone.  Era un po' che non si faceva vedere. Non voglio nessun altro vento. Oggi pare che porti la luce, e non solo che sposti l'aria. A casa mia sibila timido e non gli do nomi, qui non ha paura di niente, è spavaldo come la gente che abita questi luoghi. E tutti lo conoscono, non è che dicono Oggi c'è vento, dicono Oggi tira il Mistral, come se fosse un viandante che fa la spola e passasse dal retro per tornare a correre davanti ai nasi della gente e a spingergli le schiene.
Guardo fuori, rincasata in questi metriquadri bianchi e vuotissimi e il gonnellino dello spaventapasseri e non è risicato, sventola fiero come uno stendardo, e le palme se la ridono delle raffiche, e si spostano come per far passare qualcuno in un marciapiede affollato. Mi mancheranno, lui e le piante che si scialano a far fluttuare i loro rami come capelli. A camminare con questo tempo ci si sente solo più vivi. 
Mi ricordo di gente che mi ha suggerito di fare attenzione perché questi posti sono pericolosi, Fais attention, j'ai entendu à la radio que là-bas ça flingue pas mal, e invece no, è evidente che non ci sono mai stati, non hanno sentito la spinta vitale di questo vento, che è aggressivo ma abbraccia, che ti rema contro ma ti aiuta anche a camminare, non hanno sentito l'aria che si muove in banco e che finisce al mare e finisce per farlo incazzare: ma questo è l'unico modo per svegliarlo, che sta sempre lì a sciacquettare sulla battigia e si dimentica di sé stesso.
Chi mi ha detto così è gente che è evidente che voleva dire Fai attenzione perché laggiù si sente parecchio la vita.