sabato 28 febbraio 2009

La nuit comme le jour est lumière


Conosciamo il buio, ma non sappiamo cosa contenga. O meglio: non vediamo cosa contiene. La conoscenza del mondo avviene per noi poveri illusi soprattutto attraverso la vista; le nuove politiche comunicative ci vogliono oltretutto far credere che "vedere" è "sapere".
C'è da fare qualche precisazione. Innanzitutto, le immagini mediatiche sono uguali per tutti, il sapere trasmesso è un semplice travaso di informazioni grossolanamente rielaborate dal nostro cervello. In secondo luogo va detto che dopo tutto, qualsiasi immagine vediamo è comunque personalissima, lo è il punto di vista, ciò che suscita, l'importanza che le diamo ecc. Dunque, la valenza delle immagini che vediamo, grazie alla luce, o quelle scaturite dalla fantasia nel buio sono solo un prodotto mentale esclusivamente soggettivo.
Il buio diventa uno spazio da riempire, non riusciamo a concepirlo come semplice assenza di luce. L'oscurità diventa un atto di fede obbligato: esistono oggetti, animali, gli spazi di sempre oppure sconosciuti, a prescindere dalla visione che ne abbiamo di essi. Il buio non è altro che un viaggio introspettivo più chiaramente manifestato e che siamo forzati a compiere, in quel momento coscientemente. Mediante l'assenza di luce, il nostro cervello rimpiazza il visibile con immagini mentali, che esistono tanto quanto quelle che assorbe la nostra retina. Anche ciò che vediamo illuminato, è visto, ed esiste realmente per noi in quel momento, come le immagini, a volte più vivide, scaturite dall'oscurità. Ma che dire su ciò che non vediamo, e che ciò nonostante è illuminato, in un luogo in cui non ci troviamo? Non esiste tanto quanto ciò che stiamo vedendo? A cosa dobbiamo quindi credere? Anche questo è un atto di fede, ma non ce ne curiamo perché non siamo obbligati a compierlo, come avviene in caso di assenza di luce e della nostra presenza in un dato luogo.
La paura del buio è totalmente infondata, la coscienza di riconoscere che non possiamo vedere tutto ci spaventa, il viaggio dentro noi stessi comincia. Si ha paura di sé stessi, quindi, ma il timore diminuisce nel momento in cui ci arrivano suggerimenti esterni su quali immagini mentali avere in un dato istante. Ci rassicura l'universalità, proprietà che noi riteniamo possegga la realtà illuminata, che ci fa credere meno soli.
Io credo che riconoscere l'unicità degli individui aiuti l'accettazione e la serenità, e sembra che la corrente vada in senso contrario, ossia che siano i punti in comune i più ricercati, e non le differenze. Questo ci dà un immenso senso di sconforto, ma è naturale non trovare sé stessi negli altri. A volte però, me ne compiaccio.

© Foto di g. c., che rappresenta lo smascheramento di un atto di fede. Dovevo semplicemente credere ci fosse quella busta rosa in quel punto che non riuscivo a vedere, ma ne ho voluto le prove.

domenica 22 febbraio 2009

Ultima sigaretta

e date sulle pareti della mia stanza erano impresse coi colori più varii ed anche ad olio. Il proponimento, rifatto con la fede più ingenua, trovava adeguata espressione nella forza del colore che doveva far impallidire quello dedicato al proponimento anteriore. Certe date erano da me preferite per la concordanza delle cifre. Del secolo passato ricordo una data che mi parve dovesse sigillare per sempre la bara in cui volevo mettere il mio vizio: "Nono giorno del nono mese del 1899". Significativa nevvero? Il secolo nuovo m'apportò delle date ben altrimenti musicali: "Primo giorno del primo mese del 1901". Ancora mi pare che se quella data potesse ripetersi, io saprei iniziare una nuova vita.
Ma nel calendario non mancano le date e con un po' d'immaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi ad un buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo supremamente categorico, la seguente: "Terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24". Suona come ogni cifra raddoppiasse la posta.
L'anno 1913 mi diede un momento di esitazione. Mancava il tredicesimo mese per accordarlo con l'anno. Ma non si creda che occorrano tanti accordi in una data per dare rilievo ad un'ultima sigaretta. Molte date che trovo notate sui libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deformità. Per esempio il terzo giorno del secondo mese del 1905 ore sei! Ha un suo ritmo quando ci si pensa, perché ogni singola cifra nega quella precedente. Molti avvenimenti, anzi tutti, dalla morte di Pio IX alla nascita di mio figlio, mi parvero degni di essere festeggiati dal solito ferreo proposito. Tutti in famiglia si stupiscono della mia memoria per gli anniversarii lieti e tristi nostri e mi credono tanto buono!
Per diminuirne l'apparenza balorda tentai di dare un contenuto filosofico alla malattia dell'ultima sigaretta. Si dice con un bellissimo atteggiamento: "mai più!". Ma dove va l'atteggiamento se si tiene la promessa? L'atteggiamento non è possibile di averlo che quando si deve rinnovare il proposito. Eppoi il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna." I. Svevo

mercoledì 18 febbraio 2009

Poème TG 5

I fiocchi di neve sono arrivati fin sulla costa
A Roma il forte vento ha provocato la caduta di numerosi rami
Questo tempo così avverso
A Napoli peraltro la situazione non è destinata a migliorare, anzi
Centocinquanta milioni di euro per i danni causati dal maltempo agli agricoltori
Attraverso la via telematica.
Anche le fughe d'amore sono più moderne, certo, ma non più affidabili
La fuga d'amore di coppie giovani, spesso minorenni
Lui tifoso del Manchester United
L'uomo è caduto nella seduzione
Solo a quel punto ha scoperto l'inganno
Sua moglie ha deciso di divorziare
Il risultato non cambia.
Adolescenti che non hanno obiettivi
Davanti a certi vuoti esistenziali
Poi la scelta più immediata è quella di andarsene col primo che passa
Occhio alle fregature dunque del web.
Ecco le batterie che si ricaricano con la luce del sole.
Immediato e semplice da usare
Ecco per tutti lo schermo touch-screen
Poi si possono lanciare le funzioni desiderate
Vedere le nostre immagini preferite
Nel duemilanove poi si lancerà sul mercato il telefono indistruttibile
Senza rinunciare alle funzioni più sfiziose
Il telefonino più costoso, Aura, tempestato di brillanti, costa seimila euro.
Buona serata.


Milan-Arsenal 0:2

lunedì 16 febbraio 2009

Eeeeeeeeeeee

Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e. E?

domenica 8 febbraio 2009

Strategie dell'apnea

Ridere troppo di sé stessi è ridicolizzare la propria inadeguatezza. 
Detto ciò, mi sento rara, per questo non riesco a trovarmi.

Il romanzo gotico, fra l'altro, non aiuta. 
No, non ho paura dei morti quando vado a dormire, ma dei vivi e di come plasmeranno il mio futuro. 
Devo fermarli, devo plasmare loro prima di sentirmi plasmata.

Certo che tu sei strana.

Sì e allora?

Ti sei visto?

venerdì 6 febbraio 2009

The third stone from the sun

Sole
     Mercurio
         Venere
              Terra
                  Marte
Fascia degli asteroidi
                       Giove
                           Saturno
                                Urano
                                     Nettuno
                                          Plutone


Tolto Plutone, ed estratte alcune lettere dai nomi dei pianeti del sistema solare ne viene fuori una serie interessante di parole. 
Considerato sotto un profilo linguistico-evocativo, Plutone non serve all'universo. Azioniamo il bottone della distruzione, almeno a parole.
Va fatta una considerazione ulteriore. Interessante notare che Plutone è il nono pianeta. Secondo il Teorema dell'annullamento del 9 *, già scoperta e sperimentata ma essendovi arrivata senza aiuti esterni la sento molto mia, ho il piacere di annunciare che nel mondo ci sono delle interessanti coincidenze. Il 9 è ancora una volta un mistero. La Terra, terzo pianeta: il 3 è pur sempre un dividendo del 9.

Curi
Nere
Erra
Arte
Ove
Turno
Ano
Tu
(e l'inutilità di Plutone).




* TEOREMA DELL'ANNULLAMENTO DEL 9
Coltivando certe mie manie ossessive di cui ho già fatto partecipe qualcuno a cena, mi sono resa conto di uno strano fenomeno numerico.

Infatti, volendo sommare una serie di cifre per il raggiungimento di una finale, vale la regola che ogni 9 è ininfluente per il risultato definitivo, e può essere quindi considerato come 0.
Questo è dimostrabile per la proprietà commutativa, ad esempio:

Date le cifre 5 4 8 2 il risultato è 1:
5+4 = 9 e lo equiparo a 0
0+8+2= 10
1+0=1
Proviamo adesso a conferma a cambiare l’ordine degli addendi:
5+2=7
7+4=11
1+1=2
2+8= 10
Ancora 1+0=1

Facciamo un altro esempio. Date le cifre 7 2 6 6 il risultato è 3:
7+2=9 e lo equiparo a 0
0+6+6=12
1+2=3
Facendo la riprova con la proprietà commutativa:
7+6=13
3+1=4
4+2=6
6+6=12
2+1=3 il risultato è lo stesso.

Ogni volta che si sommano delle cifre, non appena risulta dalla somma un 9, può immediatamente non essere considerato, con notevole beneficio di chi sta calcolando.

Quindi: 9=0

La questione filosofica si pone nel sommare una serie di 9:
9 9 9
9+9=18
8+1=9
9+9=18
8+1=9
Il risultato è 9, sempre, ma seguendo la regola di prima, il risultato è 0, ancor prima di compiere tutte le operazioni.
Quindi: è 9, ma è anche 0.

(LA MATEMATICA È IL TRIBUNALE DEL MONDO)

martedì 3 febbraio 2009

domenica 1 febbraio 2009

Vicolo cieco

Il linguaggio è inefficace. 
Portare argomentazioni, ed avere l'impressione che gli altri recepiscano il contrario di quello si voleva esprimere. 
Oppure per mantere una certa coerenza sostenere un'idea che finisce in un vicolo cieco, e pur di conservare la falsa linea che gli altri pensano si sia adottata, cercare motivi estemporanei a favore della propria opinione, a cui in un ragionamento precedente, solitario e non formalizzato non si aveva nemmeno fatto caso.  Alla fine tacere, per non mentire a sé stessi, e restare ad ascoltare.
Non soccombere anche se mentalmente si è trovato decisamente convincente una tesi avversa. Lasciare la discussione alzandosi perché è tardi e non perché si sia giunti ad un accordo, e dirsi che in fondo la ragione ce l'ho io, perché il punto di vista è mio e la mia verità è questa, e la mia verità se non l'ho espressa col linguaggio perché inefficace tant pis. Mi dovrebbe bastare. 
Non capisco più se anch'io travisi ciò che gli altri avevano travisato oppure se travisi me stessa direttamente. Da soli, fila tutto più liscio.

La dichiaro confusa

Però! Il vino in compagnia è impagabile.